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Pernigotti cambia idea: resta a Novi Ligure ma con 25 lavoratori in meno

02 Ottobre 2019 - 21:10 Francesca Martelli
Attesa per il piano industriale che sarà presentato tra tre settimane. Le parti sociali si chiedono cosa sia cambiato rispetto a soli due mesi fa, quando la proprietà turca voleva lasciare il Piemonte e mantenere solo il marchio Pernigotti

C’erano stati i gianduiotti mostrati ai giornalisti in conferenza stampa da Luigi Di Maio, e ancora prima un frequente via vai di politici (soprattutto durante la campagna elettorale) davanti ai cancelli dello stabilimento Pernigotti di Novi Ligure. Poi la soluzione per chi da decenni maneggia cioccolato torroni e gelato, che sembrava a un passo, è sfumata. Oggi la multinazionale turca Toksoz (proprietaria del marchio e della sede piemontese) e i sindacati sono tornati a incontrarsi al ministero dello Sviluppo Economico.

La proprietà turca ha trovato l’accordo per cedere la produzione di gelati a un’altra società (Optima), mentre continuerà a produrre cioccolato e altri preparati dolciari in Piemonte e manterrà la proprietà della fabbrica. Una decisione opposta a quella manifestata negli ultimi mesi, quando l’azienda aveva deciso di chiudere la produzione a Novi Ligure e successivamente di trovare nuovi acquirenti. Ci saranno però fino a 25 lavoratori in meno.

Tutto ruota intorno alla parola riorganizzazione. «Siamo preoccupati. Si è parlato di riduzione del personale» hanno detto i sindacati uscendo dall’incontro al Mise. «No, per noi non si tratta di esuberi, ma di persone che hanno manifestato la volontà di uscire, perché ad esempio vicine alla pensione. Si tratta di 15-25 persone» ha replicato l’azienda.

Il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, distribuisce cioccolatini Pernigotti durante la conferenza stampa al Mise, Roma, 6 agosto 2019. ANSA/CLAUDIO PERI

Da luglio i 70 dipendenti Pernigotti (che sono in cassa-integrazione straordinaria per ‘re-industrializzazione’ da febbraio) hanno ripreso a lavorare, insieme a 50 lavoratori interinali, per preparare gianduiotti e torroni per Natale. Gli ammortizzatori sociali scadono però tra quattro mesi. Il piano industriale dovrebbe essere presentato nel prossimo incontro al ministero, fra tre settimane. «A noi interessa restare sul territorio, è una questione di identità. Quello che abbiamo visto è che il cioccolato è fortemente connotato con l’area di Novi Ligure e del Piemonte» ha detto al termine della riunione al Mise Pierluigi Colombi, direttore finanziario di Pernigotti.

Cosa è successo negli ultimi mesi:

Il governo gialloverde aveva cercato di favorire la re-industrializzazione dello stabilimento di Novi Ligure, concedendo tempo per la ricerca di nuovi acquirenti. All’inizio di agosto la soluzione sembrava trovata: la multinazionale turca aveva deciso di tenere il marchio Pernigotti e firmare degli accordi preliminari con due società. L’allora ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Di Maio aveva detto: «Nessuno perderà il lavoro».

Era stata coinvolta la cooperativa Spes di Torino (per la produzione di cioccolato) e la società Emendatori (gelati). La firma definitiva degli accordi preliminari doveva avvenire il 30 settembre. Ma pochi giorni prima della chiusura della trattativa (tra privati), Emendatori ha deciso di fare un passo indietro. E l’altra società (Spes), che avrebbe invece voluto proseguire la trattativa, è stata estromessa dall’accordo da Pernigotti.


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