Contro il cambiamento climatico e contro la Xylella: il riscatto dell’olio extravergine italiano

La produzione nazionale registra un +89: grande ripresa della Puglia, exploit di Basilicata e Sardegna

Il tronco nodoso, la corteccia dura e le radici che attecchiscono anche nei terreni meno fertili. Se c’è una pianta che dà l’idea della forza, quella è l’ulivo. E nonostante il dramma salentino dell’epidemica Xylella, la Puglia e il resto d’Italia possono festeggiare l’annata di olio extravergine d’oliva 2019.


Il caldo che fa bene

Il cambiamento climatico è, spesso, la causa dei maggiori danni alle colture. Gli olivicoltori ricordano bene le improvvise gelate di febbraio 2018. Il clima, quest’anno, è stato invece generoso per la salute degli ulivi: il caldo estivo e la bassa umidità hanno scongiurato gli attacchi della mosca olearia. Rare le infestazioni che, un anno fa, avevano reso più magra la raccolta.


«Necessari controlli capillari»

«La qualità del nostro olio sarà eccellente ma dovremo mantenere alta l’attenzione sugli attacchi della mosca con controlli capillari sui territori», ha sottolineato il presidente di Aifo Piero Gonnelli. «Per la quantità invece registriamo una decisa ripresa rispetto al disastro dello scorso anno, ma siamo ancora lontanissimi dal soddisfare in toto il fabbisogno dei consumatori italiani e dovremo lavorare su questo nei prossimi mesi in sinergia con tutti i protagonisti della filiera».

Non solo tanto, ma pure buono

Del clima favorevole e delle nuove tecniche di irrigazione sui quali gli agricoltori stanno investendo sempre più, ne beneficia la qualità dell’olio. Entro metà ottobre, tutti i frantoi d’Italia inizieranno la campagna di raccolta. Dall’indagine di Cia – Agricoltori italiani, Italia olivicola e Aifo, emerge che la produzione del 2019 supererà le 330mila tonnellate di olio, +89% rispetto alla scorsa annata.

Previsioni di produzione e variazioni percentuali rispetto al 2018. Indagine di Cia – Agricoltori italiani, Italia olivicola e Aifo

Mantenere i prezzi giusti nonostante la sovrapproduzione

«Dopo un 2018 catastrofico per il settore, finalmente un’inversione di tendenza che ricompensa in parte i nostri produttori», ha detto Dino Scanavino, presidente di Cia – Agricoltori Italiani. Ora bisogna premiare la filiera agricola che si impegna nella produzione di un olio di qualità, garantendo prezzi più equi, adeguati e remunerativi».

Puglia, croce e delizia

È il Sud a fare da traino a tutta la produzione. Prima, fra tutte le regioni, la Puglia: da sola produrrà quasi il 60% dell’olio extravergine d’oliva nazionale, +175% rispetto allo scorso, tragico anno. Sono le province di Bari, Bat e Foggia a primeggiare, proprio quelle più colpite dalle gelate del 2018. Purtroppo il Salento mostra, invece, una drastica riduzione: -50% rispetto all’ultima annata, con una produzione che si fermerà sotto le 3mila tonnellate.

Il resto del Sud

Annata molto positiva per la Calabria (+116%), che conserva la seconda piazza tra le regioni italiane davanti alla Sicilia (+38%). Nel Meridione bene la Basilicata, che quasi quadruplica la produzione dello scorso anno (+340%). Positiva la campagna olearia anche in Sardegna (+183%), Campania (+52%) e Molise (+40%).

Previsioni di produzione e variazioni percentuali rispetto al 2018. Indagine di Cia – Agricoltori italiani, Italia olivicola e Aifo

Centro in chiaroscuro, male il Nord

Altalenante il bilancio delle regioni centrali: ad Abruzzo (+52%) e Marche (+63%), si contrappongono i dati negativi di Lazio (-19%), Toscana (-20%), Umbria (- 28%) ed Emilia-Romagna (-50%). Cali dovuti alla ciclicità che caratterizza la produzione olivicola e al ritardo della fioritura causata dalle basse temperature di inizio primavera. I dati peggiori arrivano dalle regioni del Nord Italia: il calo, diffuso, ha un picco minimo in Liguria (-43%), mentre raggiunge cifre da crisi in Lombardia e nel Veneto (-65%).

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