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Xylella, la Corte europea condanna l’Italia: «Non ha attuato le misure per impedire la diffusione del batterio»

05 Settembre 2019 - 14:42 Redazione
Nel 2018 furono trovati quasi 3mila ulivi positivi alla Xylella in un’area dove nel 2015 il batterio aveva aggredito solo pochi arbusti. Questo dimostrava come non fossero state rispettate le misure di monitoraggio e di preservazione indicate dall’Europa

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea si è pronunciata: «L’Italia è venuta meno all’obbligo di attuare misure per impedire la diffusione del batterio Xylella Fastidiosa, che può provocare la morte di numerose piante, in particolare degli ulivi».

Inoltre, secondo quanto stabilito dalla Corte europea «l’Italia non ha garantito, nella zona di contenimento, il monitoraggio della presenza della Xylella mediante ispezioni annuali effettuate al momento opportuno durante l’anno».

La comparsa del batterio killer degli ulivi risale al 2013 ed è stata inizialmente individuata tra gli uliveti della provincia di Lecce. Nel 2015 la Commissione europea impose all’Italia misure volte all’eradicazione della Xylella che consistevano nella rimozione delle piante e degli alberi infetti, nonché della vegetazione presente nel raggio di 100 metri dagli arbusti contagiati.

Davanti alle rimostranze dell’Italia, la Corte di Giustizia europea nel 2016 aveva ribadito la legalità delle misure, in quanto «proporzionate all’obiettivo di protezione fitosanitaria nell’Unione e giustificate dal principio di precauzione, tenuto conto delle prove scientifiche di cui la Commissione disponeva al momento dell’adozione delle misure».

Nel 2018 la Corte di Giustizia Ue deferì l’Italia dopo che la Commissione europea, nei mesi precedenti, aveva constatato che «a lotta al batterio Xylella è stata un fallimento», ordinando l’abbattimento degli alberi malati, dopo aver rilevato che la situazione era tornata a livelli di allarme nel marzo 2018.

Nel primo trimestre 2018, infatti, furono trovati quasi tremila ulivi positivi alla Xylella, in un’area dove nel 2015 il batterio aveva aggredito solo pochi arbusti e, di conseguenza, questo dimostrava come non fossero state rispettate le misure di monitoraggio e di preservazione indicate dall’Europa. Ora l’Italia rischia una multa, ma trattandosi di una condanna per primo inadempimento, dovrà sostenere “solo” il costo delle spese processuali.

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