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Inter-Juve: Conte, il ristorante e la vecchia fiamma

04 Ottobre 2019 - 11:19 Daniele Miceli
Domenica a San Siro un tuffo nel passato per l'allenatore salentino. Con tante curiosità

Non è Nostradamus, nemmeno Mago Merlino. Ma un pizzico di Frate Indovino Antonio Conte, che domenica ritrova da interista la sua Juventus, ce l’ha. E non può non tornare in mente quella frase del 29 marzo 2013 quando Sir Antonio fece sapere che “Sono l’allenatore della Juve, il suo primo tifoso, ma soprattutto un professionista. Il giorno in cui dovessi lavorare per l’Inter o un’altra squadra, ne diventerei ugualmente il primo tifoso e farei tutto per vincere”. Bang.

Le premonizioni

Non sapeva Conte cosa sarebbe successo, ma nemmeno lo escludeva a priori. Ora sulla panchina dell’Inter siede davvero e, Napoli permettendo, rappresenta la più seria minaccia all’egemonia italiana della Juventus. Il passato non si tocca (13 anni in bianconero da calciatore, cinque da capitano), ma oggi è l’obiettivo da scardinare. Antonio da Lecce è abituato ai ribaltoni sentimentali come quando, da salentino doc, si era ritrovato sulla panchina del Bari. Che, per gli integralisti, è un po’ come presentarsi con la maglia rossonera in curva Nord.

L’ultima…a San Siro

Premonizioni e cabala perché il Conte che lascia la Juventus da calciatore dopo aver vinto tutto (anche una Champions a Roma nel 1996 contro l’Ajax, ma con una ripresa trascorsa con i medici dopo i martellamenti del primo tempo di Davids), ha salutato le scarpette proprio in un Inter-Juventus a San Siro (aprile 2004). Finì 3-2 per i nerazzurri. Da allora è successo di tutto. Conte torna alla Juve da allenatore, infila tre scudetti, stabilisce il record dei 102 punti. Ma non solo. Si evolve tatticamente. Parte 4-4-2, svolta 4-3-1-2 e ‘inventa’ il suo 3-5-2 in una trasferta a Napoli lanciando il temutissimo acronimo della BBC.

Europa e anatema

Una cavalcata, con la scritta universale STOP che campeggia sul percorso europeo. Dove la Juve latita e spreca, anche per un eccesso di turn over dell’allenatore, una possibile finale di Europa League allo Stadium, cedendo al Benfica. Ognuno ha il suo anatema. I lusitani quello di Bela Guttmann, i bianconeri quello di Conte. Che avrà scarsa applicazione: “Difficilmente vedremo una italiana in finale di Champions nei prossimi anni”. Invece, no. Allegri, che lo sostituirà, la centra. Ne farà addirittura due in tre anni. Ma nel frattempo, per dirla alla Conte, la Juventus ha cominciato ad andare al ristorante dei grandi. Fino ad arrivare agli acquisti di Ronaldo, De Ligt, il corso nuovo. Quello ‘Da 100 euro, non da 10 euro’. 

Tavolo vip

Il ristorante nel quale ora può sedere anche Sir Antonio: Suning non ha badato a spese. E Conte ha una squadra ampiamente più forte (e giovane) della sua prima Juve. Ora in quel ristorante, col Napoli terzo incomodo, Antonio e la sua Signora siedono allo stesso tavolo. E niente convenevoli o offerte. Ognuno proverà a scaricare il conto sull’altro.

Foto di copertina Ansa

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