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Scambio al veleno nel governo, stallo su Quota 100 e tasse. Pd: «M5s ha fatto saltare il vertice»

14 Ottobre 2019 - 21:30 Redazione
I dem si dicono «infastidite» dalla scelta «di far saltare gli incontri invece di risolvere i problemi»

Che ci fossero ancora problemi lo si era capito per il vertice della notte scorsa e per la sua conclusione. Ma soprattutto per il perdurante botta e risposta tra renziani e Movimento 5 Stelle riguardo alla soppressione di Quota 100 che l’ex premier e i suoi di Italia Viva vorrebbero ottenere e su cui invece Di Maio è stato molto chiaro: Quota 100 non si tocca.

Ma il problema è un altro: per una manovra che comunque, a quanto pare, non avrà “effetti speciali” mancano ancora alcune copertura adeguate. Perché non si può sperare troppo in miracolosi risultati immediati della lotta all’evasione fiscale.

Soprattutto se si scartano quelle misure drastiche (le manette agli evasori) che sono rientrate nel dibattito. Si tratta di misure che possono essere controproducenti soprattutto dal punto di vista del consenso, spaventando i cittadini/contribuenti per l’eccesso punitivo, si dice in molte aree della maggioranza.

Ma quel che nelle ultime ore ha infastidito e preoccupato di più il Presidente del Consiglio e non solo lui è stata la corsa alle soffiate propagandistiche, alle misure sussurrate alle agenzie e ai giornali per rivendicarne il merito all’una o all’altra forza di governo. Col risultato di creare un dedalo di proposte che poi non trovavano rispondenza nell’articolato della manovra in questo momento sul tavolo del ministro dell’economia Gualtieri, del sottosegretario alla presidenza Fraccaro e dello stesso premier. Quindi si torna ai box, come si direbbe in un gran premio di Formula 1, rinviando tutto a domani sera, magari con la Safety Car in pista.

Sale la tensione

A 24 ore dal Consiglio dei ministri sulla legge di bilancio resta la trincea del M5S contro l’aumento delle tasse e per il taglio del cuneo alle imprese. Al centro del confronto in maggioranza, riferiscono fonti qualificate, le imposte sulle schede ricaricabili Sim, la cancellazione retroattiva della detraibilità del 19% sull’Irpef e la volontà di rivedere quota 100. Tutte proposte, si sottolinea, che sarebbero state avanzate dal Pd e su cui il M5S invece non avrebbe alcuna intenzione di indietreggiare.

La tensione tra Pd e M5s sulla manovra, quindi, cresce: il braccio di ferro sul taglio del cuneo fiscale ai lavoratori e su quota 100 sarebbe tra le cause dello slittamento del Consiglio dei ministri. È quanto confermano in ambienti Dem: «I Cinque stelle non vogliono l’aumento degli stipendi, per salvare quota 100», afferma una fonte. «Ma come ha detto Franceschini poco fa, all’intervento per i lavoratori noi non rinunciamo».

Sempre secondo quello che raccontano fonti Dem, che si dicono «infastidite» dalla scelta «di far saltare gli incontri invece di risolvere i problemi», sarebbe stato il Movimento 5 stelle a fare saltare il vertice di maggioranza sulla manovra in programma questa sera a Palazzo Chigi. Il Pd sarebbe «felice», dice ancora un fonte, «di evitare di toccare le finestre di quota 100 ma vanno trovate risorse alternative»: non si può pensare di «gravare sul taglio del cuneo fiscale».

Cgil, Cisl e Uil al termine dell’incontro al Mef sulla manovra confermano le tensioni nel governo. I sindacati sono uniti nel dire che «Quota 100 non si tocca» ma sul punto «il Governo è ancora diviso e sta valutando».

A conferma che nel governo ci siano attriti su Quota100 arrivano anche le parile della ministra delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellonova che su twitter scrive: «Quota100 è una misura a tempo e per pochi, che non considera i lavori usuranti, discrimina i lavoratori e toglie risorse a migliaia di giovani e famiglie. Abbiamo sì bisogno di una riforma pensionistica ma seria, strutturale, che non gravi sulle spalle dei nostri figli».

Le indiscrezione sulla ricetta della manovra

Rispunta la sugar tax. La tassa sugli zuccheri aggiunti nelle bevande potrebbe essere entrare nel menù della manovra, secondo quanto riferiscono diverse fonti di governo, e potrebbe valere circa 250 milioni all’anno. Potrebbe invece essere fissata a 0,6-0,7 euro al kg la tassa sulla plastica. Ancora non ci sarebbe però una decisione definitiva sulle quantificazioni.

Ma nel 2020 il governo stima entrate aggiuntive dalle partite Iva (Isa e cosiddetti forfettari) per tre miliardi di euro. È quanto si legge in una nota del Mef nella quale viene annunciato alla scadenza del 30 settembre per il versamento delle imposte di Isa e forfettari, si è registrato un maggior gettito di quasi 1,5 miliardi.

C’è inoltre anche una sorta di clausola di salvaguardia tra le ipotesi su Quota 100, alternativa a un intervento sulle finestre: secondo quanto si apprende, all’incontro al Mef sulla manovra ai sindacati sarebbe stata illustrata anche l’ipotesi di un meccanismo di blocco delle uscite in caso a metà anno si registri un flusso maggiore delle attese, per garantire comunque il conseguimento dei risparmi. Sul tavolo anche altri due scenari: un allungamento di tre mesi delle attuali finestre, come già emerso o un allineamento a 9 mesi per tutti, pubblici e privati.

Torna anche l’ipotesi di abbassare il tetto per l’uso del contante da 3.000 a 1.000 euro da accompagnare alle misure per incentivare la moneta
elettronica. Il tema sarebbe sul tavolo in vista del varo della manovra e del decreto fiscale collegato ma una decisione ancora non sarebbe stata presa e, a quanto si apprende, non ci sarebbe accordo tra gli alleati sul punto.

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