Omicidio Roma, il ruolo della madre e della fidanzata nella cattura del presunto assassino di Luca Sacchi

«Tutti gli amici gli dicevano di andarsi a costituire», ha detto la fidanzata di Valerio Del Grosso. Ma lui ha provato a scappare

La svolta nelle indagini sull’omicidio di Luca Sacchi, ucciso a Roma con «un colpo di arma da fuoco in direzione del capo» è arrivata grazie alla denuncia dei genitori, del fratello e della fidanzata di uno dei presunti assassini, Valerio Del Grosso.


Giovanna, questo il nome della madre di Valerio, accusato di aver ucciso Luca Sacchi (mentre Paolo Pirino «colpiva con una mazza alla nuca» la fidanzata della vittima «intimandole di consegnare lo zaino») ha trovato il coraggio di andare al Commissariato San Basilio – in compagnia dell’altro figlio, Andrea – a denunciare tutto.


«Meglio in carcere che con gli spacciatori»

«Credo che Valerio abbia fatto una cazzata», avrebbe detto alle forze dell’ordine. Come si legge sul decreto di fermo emesso dal pm, mamma Giovanna e il figlio Andrea hanno riferito «di aver appreso da un amico di Valerio che lo stesso aveva sparato a una persona».

«Mio figlio preferisco vederlo in galera che con gli spacciatori», avrebbe detto la donna al momento della denuncia, come riporta La Repubblica. Valerio, infatti, da due giorni era sparito. Non era più tornato a casa, a dormire in quella villetta dove viveva con la sua famiglia. Una fuga che, però, non poteva durare a lungo.

Le parole della fidanzata

A dare un contributo rilevante alle indagini anche le dichiarazioni della fidanzata di Valerio: «L’amicizia negli ultimi tre giorni si è trasformata in una relazione. Nella giornata del 23 Valerio mi ha mandato un messaggio chiedendomi di voler uscire insieme per una passeggiata. Alle 23.15 circa ho ricevuto uno squillo da parte sua che mi avvisava che era arrivato sotto la mia abitazione».

A quel punto, sempre secondo la ricostruzione della ragazza che ha passato con Valerio le ore successive all’omicidio di Luca, il 21enne sarebbe sceso dalla Smart di colore bianco guidata da Paolo Pirino. «Una volta salutato Paolo, Valerio mi chiedeva se potevamo utilizzare per uscire la mia autovettura Fiat 500, come difatti facevamo. Durante l’uscita per diverse volte mi faceva fermare con la vettura per scendere a parlare con diversi conoscenti. Non ho mai capito il contenuto dei loro dialoghi ma mi sono insospettita pensando che fosse accaduto qualcosa di importante. Dopo ripetute richieste di spiegazioni, Valerio mi ha riferito che, mentre era in compagnia di Paolo Pirino, lo stesso aveva dato una bastonata a una persona».

Il giovane non ha confessato subito alla ragazza cosa fosse successo quella sera, ma sarebbe stata lei a incalzarlo dopo che un amico «mi ha chiesto se ero a conoscenza di cosa fosse successo e cosa avesse combinato». La giovane, a quel punto, avrebbe chiesto spiegazioni al fidanzato. «Mi riferiva che aveva sparato in testa a una persona non specificandone le motivazioni. Tutti gli amici, me compresa, gli abbiamo consigliato di andarsi a costituire».

Valerio non lo ha fatto – infatti si è «rifugiato in un hotel» mentre Paolo Pirino «sul terrazzo del palazzo dove abita la nonna» – e ha aspettato che lo venissero a prendere le forze dell’ordine (che, intanto, avevano controllato la sua fidanzata e ottenuto «indicazioni dell’albergo dove potevano rintracciare Valerio»).

Infine, alla domanda degli inquirenti: «Valerio le ha specificato le motivazioni per cui ha sparato?», la ragazza ha risposto così: «No, mi ha solo detto che il suo intento era quello di spaventare e non di uccidere».

Foto in copertina: Massimo Percossi per Ansa

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