Chiusura Ilva, Renzi sgambetta il governo nel pieno della trattativa. Scontro sullo scudo penale (tolto dal M5s)

L’ex premier e il leader della Lega in un inedito asse per la reintroduzione della garanzia all’azienda

La chiusura dello stabilimento siderurgico ex-Ilva di Taranto annunciata da Arcelor Mittal scatena lo scontro fra governo e opposizione, ma riaccende le polemiche anche fra le forze di governo. Matteo Renzi punta il dito contro la scelta dell’allora governo gialloverde di eliminare lo scudo penale sugli interventi ambientali da parte dell’azienda. Un lasciapassare che consentiva al gruppo anglo-indiano di portare avanti i lavori di messa in sicurezza ambientale senza incappare in procedimenti giudiziari. Renzi chiede di «togliere subito alla proprietà ogni alibi eliminando gli autogol come quello sulla immunità voluto dal vecchio governo e sul quale avevamo messo in guardia il ministro Patuanelli».


Le parole di Renzi però sembrano, irritualmente, fare eco a quelle dell’ex vicepremier Matteo Salvini che ricorda come l’emendamento soppressivo dello scudo penale porti la firma del Movimento 5 Stelle. Il leader della Lega difende il provvedimento «come uscito dal nostro Consiglio dei ministri e arrivato in Parlamento. Se uno (l’azienda, ndr) – spiega – mette quattro miliardi per riparare ai danni che vengono dal passato, come minimo ti chiede di essere tutelato finché non ha recuperato i danni del passato. Non gli puoi dire “mi dai 4 miliardi però ti tolgo l’immunità penale”». Nel mirino dei due Matteo sulla gestione del pacchetto Ilva sembra quindi finire il Movimento 5 Stelle.


Proprio il venir meno di quel presupposto, cioè la garanzia dello scudo penale, è una delle ragioni utilizzate dai vertici di Arcelor Mittal per spiegare il passo indietro rispetto all’acquisto delle acciaierie. Ma nella querelle sullo scudo interviene a gamba tesa anche l’ex ministro Carlo Calenda, che ricorda a Italia Viva: «Non avete votato insieme a M5S e Pd l’emendamento che che eliminava lo scudo penale?».

Replica a Calenda il ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova, capogruppo di Italia Viva al Senato, ricordando i 12 dreti Salva Ilva messi in campo dai governi Pd e “diagnosticando” a Calenda una «grave amnesia». La risposta dell’ex ministro dello Sviluppo Economico è durissima: «Basta balle, avete votato per eliminare lo scudo penale». E ancora: «Tu devi parlare delle cose che conosci. L’immunità è stata ridotta nei termini e nel perimetro dal Conte 1, reinserita dal Conte 1 con un salva intese inefficace per la caduta del Governo. Eliminato definitivamente con il vostro voto positivo sull’emendamento Lezzi».

Dal fronte del Partito Democratico il deputato Enrico Borghi interviene parlando di «demagoghi» in azione e assicurando che il governo saprà rimettere a posto i cocci: «Lo scudo penale è stato tolto nel giugno 2019 (governo Conte I, ministro dell’interno Salvini) all’interno del ‘decreto Crescita’. Ora il nuovo governo deve comporre i cocci. E lo farà. Nonostante i demagoghi». Un riferimento che sembra essere diretto all’ex vicepremier del Carroccio, ma forse anche agli ex compagno di partito sciossionisti.

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