Manovra, raddoppiati i fondi per l’ambiente. Confesercenti sul piede di guerra contro la local tax

Nel 2020 stanziati circa 4,5 miliardi : investimenti soprattutto anti-dissesto idrogeologico e per il Green new deal

Con la manovra finanziaria nel 2020 le risorse dedicate alla protezione dell’ambiente verranno quasi raddoppiate, passando da «poco meno di 2,4 miliardi» del 2019 a «circa 4,5 miliardi» il prossimo anno, «lo 0,8% della spesa primaria complessiva del bilancio dello Stato», dovuto principalmente ai fondi anti-dissesto idrogeologico e per il Green new deal.


Le cifre degli stanziamenti vengono riportate nell’ «Ecobilancio» allegato alla manovra, in cui sono dettagliate le spese dedicate all’ambiente «effettuate a beneficio della collettività». Il 65% dei fondi va alla «protezione del suolo e delle acque».


Fra le politiche messe in campo ci sono economia circolare, riduzione delle emissioni, ma anche decarbonizzazione. Questo il fulcro del Fondo per gli investimenti delle amministrazioni centrali istituito con la manovra, tutto dedicato alla sostenibilità ambientale.

Un investimento di circa 22,3 miliardi in 15 anni, dal 2020 al 2034. Nel 2020 i primi 685 milioni che andranno investiti tenendo conto anche «degli impatti sociali». Se non saranno utilizzati entro due anni gli stanziamenti saranno revocati e dedicati ad altri progetti. Ogni anno entro metà settembre andrà fatta una relazione sull’utilizzo dei fondi.

Conferesercenti e il problema con la local tax

Una manovra che punto sui temi ambientali, come più volte rivendicato dal governo. Ma anche alla semplificazione, soprattutto in materia fiscale. Conferesercenti però lancia l’allarme sulla nuova local tax, che unifica le imposte locale minori, dal suolo pubblico alla pubblicità: «il Canone unico – protestano dall’associazione di categoria – rischia di portare ad un nuovo aumento» delle tasse locali sulle piccole imprese.

Per Confesercenti, nello specifico, la tassa unica locale «potrebbe trasformarsi in un aggravio» che, nel caso del canone degli ambulanti potrebbe arrivare fino al «+25%». La norma, infatti, prevede che il gettito non possa essere inferiore alle imposte che sostituisce, ma non pone alcun limite agli aumenti. L’associazione chiede quindi di reintrodurre il blocco degli aumenti delle tasse locali.

«In attesa che i comuni deliberino il peso effettivo del nuovo canone – continua Confesercenti – tutti pagheranno 120 euro al metro quadrato all’anno, una cifra di molto superiore a quella pagata attualmente in buona parte dei casi. Il Canone unico rischia dunque di configurarsi come un’ulteriore spinta alla pressione fiscale locale, già alta: dopo la profonda crisi economica che ha coinvolto il nostro Paese tra il 2008 e il 2013, gli Enti locali hanno infatti utilizzato la loro autonomia per contrastare le riduzioni delle basi imponibili. Le imposte dirette locali sono aumentate nel periodo 2010-18 del 43,6% (+7 miliardi), passando dal 7,2 al 9,4% delle imposte dirette totali».

L’associazione ricorda inoltre che la tendenza alla crescita del fisco locale era stata interrotta nel 2016 con il limite posto «sull’agibilità delle imposte locali». Il blocco dei tributi è però terminato nel 2019, «scatenando una nuova ondata di incrementi di imposta: solo nei primi cinque
mesi di quest’anno, rileva la Corte dei Conti, sono stati 469 i comuni che hanno già deliberato un aumento dell’addizionale comunale, cui vanno aggiunti 3.173 enti che già applicano l’aliquota massima».

Per Confesercenti, ancora, si tratterebbe di «una valanga di aumenti d’imposta da fermare subito. È necessario evitare di peggiorare la situazione: per questo chiediamo al governo di ripristinare il blocco dei tributi locali già attuato nel 2016, che ha dato un po’ di respiro a famiglie ed imprese».

Leggi anche: