Siamo al 74′ della sfida tra Shakhtar Donetsk e Dinamo Kiev. Tra Taison e la porta un difensore lento, che si lascia cadere. L’arbitro fischia, dalla tifoseria di casa piovono fischi e i soliti stupidi ululati. Taison e Dentinho, connazionale brasiliano, sono presi di mira dal fischio di inizio da cori e insulti razzisti. Il secondo non cede, ma il primo ne ha abbastanza: dito medio e pallone calciato verso il settore più rumorosamente incivile. L’arbitro, Mykola Balakin, applica il regolamento e lo espelle, per poi sospendere (per soli cinque minuti) la partita. Taison esce dal campo incredulo, con le lacrime agli occhi. I due giocatori avevano già parlato del comportamento dei tifosi al direttore di gara, che aveva chieso un annuncio dall’altoparlante. Ma la tifoseria della capitale ucraina sono poco sensibili agli appelli: prima della gara si sono presi gioco della campagna anti-razzismo del loro stesso club, distribuendo sticker con scritto un «mi piace al razzismo». Tutto questo avviene nello stadio dove solo quattro anni fa quattro fan di origini africane del Chelsea sono stati aggrediti dai locali, durante una gara di Champions League.Shakhtar e Dinamo Kiev hanno condannato duramente l’episodio – il club ospite ha postato su Twitter le immagini della solidarietà di giocatori biancoblu con Taison. Ma quei cori, e quel cartellino rosso, rimangono una ferita aperta di cui la UEFA si deve preoccupare e occupare.
November 10, 2019
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