Plastic tax, il governo lancia il “Piano nazionale plastica sostenibile”: cosa prevede. E la tassa? Resta, ma ridotta

L’introduzione della plastic tax nella legge di Bilancio 2020 ha suscitato molte polemiche, soprattutto per gli operatori del settore. Il governo sta studiando un piano per rendere questa filiera più sostenibile senza gravare (troppo) sui privati

«Abbiamo cominciato a lavorare al Piano nazionale plastica sostenibile». È il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ad annunciarlo su Twitter. Una misura corale, che coinvolge «il ministero dello Sviluppo economico e il ministero dell’Ambiente, insieme a tutta la filiera, i sindacati, gli enti locali – con l’obiettivo – scrive Gualtieri – di ridurre il consumo di plastica monouso e promuovere il riciclo». Il tema è caldo perché, con la legge di Bilancio 2020 in corso di definizione, si sono sollevate molte polemiche per la cosiddetta plastic tax: un’imposta che, per quanto il fine possa essere positivo e cioè indurre a diminuire la produzione del materiale inquinante, avrebbe colpito un settore industriale, quello degli imballaggi, particolarmente importante per esempio per l’economia dell’Emilia Romagna (prossima, tra l’altro, al voto).


Plastic tax dimezzata

La tassa resta in piedi, ma viene ridimensionata: il governo ha trovato l’accordo per un emendamento alla manovra che dimezza l’imposta, portandola da 1 euro a 50 centesimi per chilogrammo di plastica prodotta. La tassa, dicono fonti del ministero dell’Economia, viene «ridisegnata, con una riduzione di gettito del 70% – circa 330 milioni nel 2020 – e un rafforzamento della sua funzione di incentivo al riciclo, al riuso e all’innovazione».


Siringhe e dispositivi medici esclusi

Con l’emendamento che sarà proposto al parlamento nei prossimi giorni, la plastic tax non riguarderà «la plastica riciclata, che viene esclusa dall’applicazione dell’imposta, come è sempre stato per quella biodegradabile e compostabile». Dal ministero dicono a Open che «allo stesso tempo, non saranno tassati, oltre alle siringhe, anche tutti i dispositivi medici e gli imballaggi di medicinali».

Gli attori del gruppo di lavoro

Il Piano nazionale plastica sostenibile coinvolge il ministero dell’Economia, quello dell’Ambiente e quello dello Sviluppo Economico, alcuni tra i maggiori operatori del settore (Confindustria, Confcooperative, LegaCoop, Confapi, Unionplast, Federchimica, Confartigianato), i tre sindacati confederali italiani (Cgil, Cisl e Uil) e i rappresentanti di alcuni enti territoriali.

Conversione delle aziende

L’obiettivo? «Individuare e predisporre un pacchetto di incentivi per il sostegno alla conversione della filiera produttiva verso la plastica riciclata e compostabile e per il sostegno alla ricerca per ottenere prodotti innovativi ad elevata sostenibilità ambientale». Come? Abbiamo ricevuto dal ministero la bozza del Piano nazionale plastica sostenibile. Ecco i punti salienti.

Quattro aree di intervento

Le linee guida lungo le quali si muove il Piano nazionale plastica sostenibile sono quattro:

  1. Sostegno alla conversione della filiera produttiva: riconvertire gli impianti da plastiche chimiche a riciclato e/o plastiche compostabili, anche attraverso incentivi e misure di vantaggio fiscale;
  2. Sostegno alla ricerca: ottenere prodotti a carattere innovativo ed elevata sostenibilità ambientale, che consentano di ridurre i prodotti monouso, e individuare nuove modalità di produzione della plastica che rispondano alle esigenze di riutilizzo o riciclaggio, agevolando ed incentivando specifici progetti di ricerca, in sinergica collaborazione tra il mondo imprenditoriale e quello accademico;
  3. Riduzione della plastica nella Pa: ridurre progressivamente i prodotti in plastica monouso utilizzati all’interno delle strutture della Pa;
  4. Sensibilizzazione: rendere la cittadinanza informata e consapevole in ordine alle iniziative e modalità utili a prevenire la produzione dei rifiuti in plastica, con particolare riferimento ai prodotti monouso, e favorire la raccolta e il riciclaggio.

Nove azioni concrete

Nella bozza arrivata dal ministero, sono elencate nove azioni che l’esecutivo vuole mettere in atto per rendere sostenibile la filiera della della plastica.

  1. Incentivi fiscali per la riconversione produttiva e per la formazione, che razionalizzino i benefici già oggi previsti e quelli inseriti nel Ddl di Bilancio 2020;
  2. Realizzare accordi di filiera con il settore agroalimentare, farmaceutico e cosmetico per procedere all’implementazione di contenitori dei prodotti che consentano il riutilizzo e riduzione delle microplastiche;
  3. Generare un “mercato” della vendita della plastica riciclata attualmente lasciata alla libera negoziazione, anche attraverso una piattaforma in grado di incrociare domanda e offerta della vendita della plastica riciclata;
  4. Valorizzare progetti di ricerca e sperimentali, in collaborazione con il mondo accademico e con istituti di ricerca pubblici e privati, al fine di favorire processi di riconversione verso produzioni di plastiche rinnovabili, favorire il riciclo e il riuso nell’ottica dell’economia circolare;
  5. Prevedere percorsi formativi specifici sulla circular economy e percorsi di riqualificazione professionale;
  6. Progressiva sostituzione dei prodotti in plastica monouso nella Pa, nelle mense scolastiche e ospedali, anche attraverso la predisposizione di free-beverage (bevande alla spina) e pubblicazione su ogni sito delle Amministrazioni pubbliche di specifiche linee guida per la raccolta differenziata e l’adozione di comportamenti virtuosi;
  7. Premialità nelle commesse e concessioni pubbliche: direttiva Pcm per attribuire un punteggio premiale, nell’ambito dei contratti pubblici, per le offerte tecniche che privilegiano impieghi di plastica riciclata o compostabile;
  8. Istituzione presso gli uffici pubblici del waste manager (autonomamente o come funzione aggiuntiva dell’energy manager) per ridurre i consumi di plastica monouso e migliorare la gestione dei rifiuti;
  9. Campagne d’informazione a livello nazionale e territoriale, al fine di diffondere un consapevole impiego delle plastiche. Possibilità di patrocinio governativo di iniziative che non utilizzino prodotti in plastica monouso, ovvero che assicurino il riciclo degli stessi. Attribuzione di un marchio/logo per i prodotti che abbiano un equilibrato rapporto fra prodotto e imballaggio.

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