Conte e i fantasmi della crisi di governo: «Serve un rilancio». L’avvertimento a Di Maio e Renzi: «Basta appuntarsi bandierine»

Il premier punta tutto sul dialogo tra gli alleati per allungare la vita dell’esecutivo, ma la vera spina nel fianco per palazzo Chigi restano proprio le tensioni tra le personalità dei leader

L’orizzonte del governo si è allungato almeno fino a gennaio 2020, dopo che il premier Giuseppe Conte ha raccolto l’invito dem per una «verifica di maggioranza» che ritrovi «un rilancio», come ha precisato lui stesso in un’intervista al Corriere della Sera, con una «agenda per il 2023» che punta a riduzione delle tasse, soluzione delle crisi industriali più scottanti come Alitalia ed ex Ilva e rapporti tra alleati. Queste almeno le speranze.


Negare che di errori finora siano stati fatti però è impresa impossibile e per certi aspetti inutile. Conte minimizza parlando di «qualche segno di incertezza», dopo che nelle ultime settimane «il dibattito pubblico non ci ha fatto bene, perché ha restituito l’immagine di una maggioranza in cui sono tanti i tentativi di rimarcare uno spazio politico autonomo, di appuntare bandierine. Dobbiamo correre tutti insieme».


Delle bandierine erano evidenti i bastoni agitati tra gli alleati per esempio durante la trattativa per la Manovra tra Luigi Di Maio e Matteo Renzi, divisi su tasse e Giustizia, con l’inchiesta sulla fondazione renziana Open di mezzo a infiammare un clima già rovente di suo.

Conte invoca più «lavoro di squadra», ma sa che le personalità con cui deve trovare una quadra non sono di semplice gestione. Il premier non demorde: «Io non ho problemi con nessuno perché faccio del dialogo il principio metodologico della mia azione». Lo dimostra, secondo il premier, l’accordo ottenuto dopo tre vertici e giorni interi di trattative proprio sulla Manovra: «Sono sicuro che affineremo ancora meglio questo metodo». Una speranza che per ora deve bastare per dare ossigeno al governo almeno per altri due mesi.

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