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«Traditori, si sono fatti fregare da Salvini». D’uva (M5s) all’attacco dei tre senatori passati alla Lega – L’intervista

14 Dicembre 2019 - 05:58 Chiara Piselli
«Non posso che compatirli. D'altronde Dante mette i traditori nell'ultimo cerchio dell'inferno. Hanno preso una brutta cantonata, vanno all'opposizione con Salvini per non contare nulla. Ma forse tra traditori se la intenderanno facilmente»

«I tre senatori passati alla Lega? Dei traditori. Ma io credo che si sono fatti fregare da Salvini». Francesco D’Uva, questore della Camera del M5s, non risparmia critiche (e una citazione dantesca) al trio di transfughi Urraro-Lucidi-Grassi. L’ex capogruppo della Camera, molto vicino a Di Maio, apre anche all’ingresso in maggioranza dei “responsabili” per puntellare l’esecutivo. «Se altre persone vogliono appoggiare il nostro programma ben vengano – dice – purché non lo si tocchi». Ma resta la situazione politica dentro il Movimento ad animare i ragionamenti di D’Uva.

Che cosa pensa stia accadendo nel Movimento? Qual è la sua opinione a proposito della fuga dei tre senatori grillini verso la Lega?

«Nel M5s c’è sempre stata un’ampia discussione, è così da prima che entrassimo in Parlamento e sarà sempre così perché è una nostra caratteristica.

I tre senatori passati con Salvini? Forse tra traditori se la intenderanno facilmente. Ma io invece credo che si sono fatti fregare: vanno all’opposizione per non contare nulla. Perché la Lega è un partito basato tutto sulla figura di Salvini.

Se loro se ne vanno dicendo che non c’è discussione nel M5s quando invece la cronaca quotidiana dimostra che da noi la discussione è ampia e vivace, credo proprio che con la Lega abbiano preso una brutta cantonata».

Questo cambio di casacca non è a suo avviso anche segnale di un momento di difficoltà che sta vivendo la leadership di Di Maio e il Movimento in generale?

«Uno dei tre ha già due mandati all’attivo: da noi non avrebbe futuro. È una regola che pesa molto quella del doppio mandato, così come quella delle restituzioni. Abbiamo delle regole molto rigide. Stare nel Movimento è sicuramente più difficile che stare nelle altre forze politiche, è un servizio civico.

Si fa una promessa agli elettori e se si cambia casacca senza passare dalle elezioni per me si fa una cosa gravissima. D’altronde Dante mette i traditori nell’ultimo cerchio dell’inferno. Quando una persona tradisce è molto molto grave e lo è sempre stato per la nostra cultura.

Per quanto riguarda la salute del M5s, non nascondo che stia vivendo un momento delicato e non è un caso che nei mesi passati abbiamo fatto una votazione online per lanciare il team dei facilitatori. Il Movimento non può basarsi solo su un capo politico che deve fare tutto da solo».

Quella del facilitatore è una figura all’altezza della riorganizzazione necessaria al M5s?

«Secondo me sì, è sicuramente una cosa più che positiva rispetto alla situazione attuale. Con la nuova struttura nazionale dei facilitatori ci sarà un nuovo dialogo tra territori e istituzioni e poi anche una divisione di responsabilità sulle varie aree tematiche».

Se potesse parlare loro ora, cosa si sentirebbe di dire ai tre transfughi saliti sul Carroccio?

«Mischìni, che in siciliano significa “poverini” (ride ndr). Non posso che compatirli. Li compatisco perché finire a fare una cosa del genere è davvero troppo. Li abbraccerei, e direi loro che li compatisco».

Il presidente Fico ha detto di voler mettere le mani sui regolamenti per evitare i passaggi di casacca: lei cosa ne pensa? E nel merito cosa propone?

«Al Senato qualcosa è già stato fatto perché non si possono formare nuovi gruppi durante la legislatura, si può andare solo al Misto. Ma non è sufficiente, evidentemente. Alla Camera comunque si potrebbe fare qualcosa di questo tipo. E questi sono i regolamenti.

Poi, come si sa, noi lo diciamo da sempre che vorremmo creare una sorta di vincolo di mandato per i nostri cittadini. Qualcosa si deve fare. Se ci sono stati degli accordi tra i transfughi e la Lega legati anche alla prossima legislatura per me questo è molto molto grave. In altri Paesi europei se si vuole cambiare casacca ci si deve per forza dimettere. Questa sarebbe una cosa fantastica».

Se ci fossero nuove uscite pronte a minare la maggioranza, lei è favorevole all’innesto di “responsabili” pur di mandare avanti il governo?

«Il nostro progetto è chiaro. Io sono tra le persone che ad agosto si sono sedute per portare avanti i 29 punti del programma di governo. Se altre persone vogliono appoggiare questo programma ben vengano, purché non lo si tocchi. Il progetto resta quello, l’abbiamo fatto anche votare dai nostri iscritti. Se qualcuno vuole votarlo faccia pure. Per noi l’importante è continuare ad andare dritti su questioni prioritarie come l’aiuto ai più deboli, la lotta alla corruzione e agli sprechi».

Finalmente c’è un capogruppo alla Camera.

«Va detto che noi abbiamo uno statuto più rigido rispetto a quello del Senato, per questo siamo arrivati più tardi. Non perché c’è una maggiore instabilità alla Camera. Il capogruppo eletto è Davide Crippa che è stato un ottimo sottosegretario nella scorsa legislatura e anche un ottimo delegato d’Aula. Sono sicuro che farà molto bene, d’altronde il lavoro non manca. Gli faccio i miei auguri».

Crede che a gennaio in caso di sconfitta di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna il governo possa rischiare?

«Sarebbe veramente stupido legare il futuro del governo alle elezioni regionali. Anzi, dovremmo ragionare – lo dico in maniera provocatoria – su un election day, come fanno in Francia. Per evitare così una campagna elettorale permanente che coinvolge il governo. Ogni tot mesi sembra che il governo debba cadere… lo dico anche per i futuri governi».

Il M5s si presenta col suo candidato, Simone Benini, ma ci sarebbero diversi pentastellati pronti al voto disgiunto pur di far vincere Bonaccini e non la Lega. Vi spaventa?

«In Sicilia, nel 2017, Giancarlo Cancelleri prese molti più voti come candidato presidente rispetto alla lista. Dunque, non sarebbe così strano se accadesse. Noi ci presentiamo con un nostro candidato e ci presentiamo per vincere, come è normale che sia.

Fermo restando che abbiamo fatto una votazione online. Si stava ragionando su una pausa elettorale, gli iscritti hanno deciso diversamente, questo voglio sottolinearlo perché è chiaro che il nostro non è un partito personalistico dove decide una sola persona. Sono gli iscritti a farlo. E questo è un altro elemento unico che in partiti come la Lega non esiste».

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