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Mantero, dopo il no in Senato alla cannabis light: «Da lì parte il vero Green new deal» – L’intervista

18 Dicembre 2019 - 06:22 OPEN
«Questo emendamento non riguarda la droga, ma gli agricoltori», ha detto Mantero a Open. «Da qui poteva ripartire una rivoluzione verde»

Un verdetto di inammissibilità e un’ovazione dai banchi dell’opposizione. Si è concluso così l’iter dell’emendamento alla manovra sulla cannabis light, mirato a riempire un gap normativo che lascia nell’incertezza centinaia di agricoltori e commercianti in Italia.

Approvato in commissione Bilancio, l’emendamento provava a rimediare ai difetti delle precedenti leggi sul tema che, tra le altre cose, lasciavano senza regolamentazione precisa il limite di Thc tollerabile dal punto di vista legale. La proposta, a prima firma di Matteo Mantero (M5s), mirava alla modifica del testo unico sugli stupefacenti, così da consentire la coltivazione della canapa agricola e introdurre una piccola tassazione.

La recente sentenza della Cassazione (n. 30475 del 10 luglio 2019) non era intervenuta direttamente sulla legge, ma gli effetti si erano comunque sentiti: nonostante le attività commerciali non fossero state costretta a chiudere, il clima di incertezza ha contribuito ad aumentare il fattore di rischio negli investimenti.

A tal proposito, Mantero aveva già depositato a luglio il ddl sulla cannabis light, la cui urgenza era stata sottoscritta da 50 senatori. Da 6 mesi, però, la norma è in attesa di essere calendarizzata per il voto in Aula – ritardo che ha fatto sospettare a Mantero che la presidente del Senato Elisabetta Casellati stesse temporeggiando per motivi politici. Anche stavolta, per molti senatori di maggioranza si è trattata di una scelta non tanto tecnica quanto, appunto, politica.

Ansa, Alessandro Di Meo | Il senatore Maurizio Gasparri in Aula del Senato durante la discussione sul maxiemendamento del ddl di bilancio 2020. Roma, 16 dicembre 2019

«Questo emendamento non riguarda la droga, ma gli agricoltori», ha detto Mantero a Open. «In Italia esistono tantissime piccole aziende che danno da lavorare a migliaia di persone. Da qui poteva ripartire una rivoluzione verde».

Mantero, cosa c’è di inammissibile nel suo emendamento?

«Dal nostro punto di vista nulla. Casellati ci ha contestato che c’era una parte regolamentare che in teoria non doveva entrare nella legge di Bilancio, ma che era in realtà una parte propedeutica a colmare il vuoto normativo riscontrato dalla Cassazione.

La Corte, al contrario di quanto riportato dalle opposizioni, non ha vietato la vendita dei fiori di canapa, ma ha messo nero su bianco che le attuali leggi non sono coordinate – invitando i legislatori a intervenire. La nostra era una misura economica che aveva tutta la dignità necessaria per entrare in manovra.

Per quanto riguarda il ddl depositato a luglio, Casellati non l’ha mai calendarizzato. Mi viene da pensare che ci sia una preclusione rispetto al tema: prima evita di farci lavorare sulla questione, poi la blocca a due passi dall’approvazione nella legge di Stabilità. Facendo due più due, penso che Maurizio Gasparri (Forza Italia) e Matteo Salvini (Lega) siano riusciti a mettere mano alla finanziaria grazie alle coincidenze di partito».

Ansa, Riccardo Antimiani | Il segretario della Lega Matteo Salvini rilascia dichiarazioni ai giornalisti nella sala stampa del Senato. Roma, 17 dicembre 2019

Quale sarà il destino della norma ora?

«Abbiamo intenzione di continuare a lavorare. Stiamo ragionando se introdurre il ddl in un altro decreto: sarebbe molto più pratico lavorare su una legge specifica, ma i tempi sembrano essere davvero troppo lunghi.

E di temporeggiare ancora non possiamo permettercelo: ci sono più di mille aziende che vivono in una profonda incertezza e che lunedì non hanno visto risolversi nulla. Attività che non sanno se possono andare avanti e rischiano di perdere un anno intero di coltivazione».

Ha incontrato direttamente persone che hanno un’attività nel campo della cannabis light?

«Sono in contatto con diverse aziende, con agricoltori, con commercianti. Loro erano molto speranzosi, ma dopo l’estromissione dell’emendamento dalla finanziaria sono disperati.

Non sanno se il loro investimento avrà futuro. Tra l’altro, molto spesso si tratta di aziende avviate da giovani che non di rado vanno a riportare in vita i terreni abbandonati dei nonni.

Questa potrebbe essere la nostra rivoluzione verde, il nostro vero Green new deal: aldilà del discorso sulle infiorescenze, la canapa ha davvero mille implicazioni, su tutte quella di fare da base a materiali che potranno sostituire la plastica.

Tra l’altro, noi siamo uno dei Paesi che ha il clima più favorevole al mondo per la coltivazione di canapa. Se ci fossero meno pregiudizi potremmo rilanciarci partendo da qui».

Se non si riesce nemmeno a far votare una legge sulla cannabis light, come pensa che si potrà affrontare il tema della legalizzazione delle droghe leggere?

«Questo episodio dimostra la nostra arretratezza. Mentre il resto del mondo sta pian piano legalizzando, portando dei risultati concreti in merito alla lotta allo spaccio e all’abuso di droghe, noi siamo ancora timorosi. Io credo che sarà davvero difficile riuscire a pensare di poter legalizzare le droghe leggere».

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