Quanto è connessa l’Italia? Tre famiglie su quattro hanno accesso a internet – I dati

«La quasi totalità delle famiglie con almeno un minorenne dispone di un collegamento a banda larga (95,1%); tra le famiglie composte esclusivamente da persone ultrasessantacinquenni tale quota scende al 34,0%»

L’accesso alla rete, oggi, si traduce nella possibilità delle persone di padroneggiare gli strumenti tecnologici e della comunicazione necessari per lo sviluppo. Senza una connessione e o senza le basi per poterla utilizzare si è praticamente tagliati fuori dalla maggior parte delle opportunità. Servizi per i cittadini, pratiche burocratiche, ma anche offerte di lavoro e cultura viaggiano sul web.


Nel 2019, in Italia – secondo l’ultima rilevazione dell’Istat -, «il 76,1% delle famiglie dispone di un accesso a Internet e il 74,7% di una connessione a banda larga». Ci sono fattori generazionali e culturali a incidere sulla diffusione della rete: il 95,1% delle famiglie in cui c’è almeno un minorenne dispone di un collegamento a banda larga. Nei nuclei famigliari composti esclusivamente da ultrasessantacinquenni, invece, la percentuale scende al 34,0%.


Nell’ultimo anno c’è stato un leggero incremento nell’utilizzo di internet: il 67,9% della popolazione italiana di 6 anni o più ha utilizzato la rete – nel 2018 la percentuale si fermava al 66,4% -. I cittadini che hanno utilizzato internet quotidianamente, invece, sono il 53,5% – l’anno precedente la quota si fermava al 51,3%.

È la comunicazione l’attività più legata all’accesso a internet. Ma anche gli acquisti online stanno diventando una pratica sempre più diffusa: 20 milioni e 403 mila persone di 14 anni o più hanno comprato merci o servizi su internet.

Fonte: Istat

Questione territoriale

Dalla rilevazione emerge, tuttavia, il persistente gap tra Centro-Nord e Sud Italia nell’accesso alla banda larga. «Il Trentino Alto Adige, il Veneto e il Lazio sono le regioni con la percentuale più elevata di famiglie dotate di connessione a banda larga. I divari si riscontrano anche tra comuni di diversa ampiezza demografica: nelle aree metropolitane i tassi di accesso alla banda larga raggiungono il 78,1% mentre nei comuni fino a 2mila abitanti tale quota scende al 68,0%».

La Puglia e la Calabria sono le regioni con la quota più bassa di utenti connessi a internet (rispettivamente il 59,7% e il 60,1%). In generale nel Centro-Nord il 70,6% della popolazione ha una connessione a banda larga, contro il 62,5% del Mezzogiorno. Il 2019 è stato un anno positivo da questo punto di vista per la Sicilia, dove l’incremento di persone che hanno accesso alla rete ha fatto registrare un +6,6%, e per la Calabria, +3,5%.

Questione di genere e d’istruzione

«L’uso di internet è ancora caratterizzato da un divario di genere a favore degli uomini – il 71,7% contro 64,2% delle donne». La differenza si annulla tra i giovani minori di 19 anni. Il titolo di studio, come il genere, è un fattore discriminante nell’utilizzo della rete: l’82,9% di chi ha un diploma superiore naviga abitualmente sul web. Solo il 51,9% di chi ha conseguito soltanto un diploma di licenzia media, invece, utilizza internet.

Si attenuano, fortunatamente, le differenze a seconda del lavoro. Si sta assottigliando il divario dirigenti, imprenditori e liberi professionisti che usano internet in confronto agli operai: 91,0% contro 80,0%. Invece, «incrociando i dati che riguardano generazione e titolo di studio, emerge che i laureati della generazione del baby boom (ovvero le persone che nel 2019 hanno 54-73 anni) che navigano in Internet sono l’88,0%, attestandosi così ai livelli di utilizzo dei giovani di 25-34 anni, per scendere al 40,9% tra i baby boomer con titoli di studio bassi».

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