Usa, società sviluppa bagni scomodi per “pause brevi”. L’idea ispirata da un genio italiano

Il sedile è progettato con una particolare inclinazione che renderebbe fastidioso l’uso prolungato della toilette. Ma già nel 1945, il maestro del design italiano Bruno Munari disegnò – ironicamente – una soluzione simile per la “Sedia per visite brevissime”

Un wc che promette di ridurre il tempo di pausa negli uffici. È questa l’ultima idea di una start up del Regno Unito, che ha sviluppato un wc con una particolare inclinazione della seduta di 13 gradi verso il basso. L’inclinazione del sedile fa aumentare il peso che grava sulle gambe di chi usufruisce della toilette, rendendo così “doloroso” (o comunque fastidioso) la permanenza in bagno per più di cinque minuti.


Mahabir Gill, fondatore della start up StandardToilet, ha rassicurato che l’uso della seduta non creerebbe problemi di salute ma anzi, «migliorerebbe la postura di chi ne fa uso». L’obiettivo dichiarato dell’azienda è però quello di «ridurre il tempo trascorso dai dipendenti nelle toilette degli uffici, riducendo così le perdite monetarie e i cali di produttività».


«Il vantaggio principale è per i datori di lavoro, non per i dipendenti – ha ammesso Gill in un’intervista a Wired – Fa risparmiare denaro al datore di lavoro». Tra gli obiettivi della società britannica vi è anche quello di estendere la vendita del prodotto alle compagnie ferroviarie, alle società che possiedono i servizi nelle aree di sosta delle autostrade e dei grandi magazzini, con la promessa di «ridurre le code all’esterno dei bagni pubblici».

La “Sedia per visite brevissime” di Bruno Munari

Ma già nel 1945, Bruno Munari – uno dei maestri del design italiano del Novecento – disegnò ironicamente una sedia con un sedile inclinato di 45 gradi, la Sedia per visite brevissime. L’obiettivo – puramente e dichiaratamente ironico – del Maestro era quello di rendere inospitale l’accoglienza di ospiti sgraditi, o comunque di ridurre il tempo di colloquio durante gli incontri di lavoro o a casa.

Il disegno di partenza, come spiegato dallo stesso Munari in una lezione all’Istituto Universitario di Architettura (Iuav) di Venezia nel 1992, si trasformò solo alla fine degli anni Ottanta nella vera e propria Sedia per visite brevissime. Il prodotto, che in realtà è un «oggetto d’arte a forma di sedia», venne realizzato in 9 esemplari firmati, inizialmente pensati come sculture d’allestimento per lo stand dell’azienda d’arredamento.

Sedia per visite brevissime, Bruno Munari per Zanotta, 1989

Ma la richiesta per la seduta superò il numero di esemplari già realizzati e così Munari, in accordo con Zanotta, sviluppò ulteriori serie con altri materiali e colori, in un intreccio tra ironia e comunicazione visiva indiretta. 

«Quando gli ospiti sono senza sorriso – scrisse Munari descrivendo la sua seduta – Se la vita corre veloce, se il tempo accelera l’esistenza, se la frenesia ruba il tempo. Allora il sedile sarà inclinato, la seduta più corta, lo schienale più alto: la sedia sarà per visite brevissime».

Se il prodotto mette a rischio la dignità e la privacy del lavoratore

Ma a differenza di Munari, i cui intenti artistici prima, e progettuali poi, erano puramente ironici e di elegante diniego, la soluzione progettuale proposta dalla società britannica, che a prima vista potrebbe sembrare ironica, in realtà ci dice qualcosa di più sulla società odierna e sul futuro del lavoro.

Il prodotto della StandardToilet si pone infatti all’interno di un filone di progettazione che, se coadiuvato dal monitoraggio dei movimenti dei lavoratori negli uffici – per esempio mediante sensori di calore o di movimento in sede lavorativa – apre seri e fondati interrogativi sull’etica progettuale da parte dei designer contemporanei, ma soprattutto domande sui futuri diritti dei lavoratori sul luogo di lavoro e sulla loro privacy.

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