Feroza Aziz, la 17enne che ha aggirato la censura cinese su TikTok: «Continuerò a parlare degli uiguri. Non starò in silenzio» – La videointervista

Con il suo make up tutorial aveva beffato il social network controllato da Pechino. In questa intervista a Open racconta cosa l’ha spinta a diventare un’attivista e a denunciare le violazioni della Cina

Ci sono ragazze e ragazzi che a 16 anni provano a cambiare il mondo. Ci siamo abituati a vedere la rappresentazione emblematica di questo concetto impressa sul volto e nei gesti di Greta Thunberg, la giovane ambientalista che in un anno, partendo dal suo sciopero davanti al Parlamento svedese, ha costruito un movimento globale per salvare il l’ambiente dal cambiamento climatico.


E poi c’è chi ribalta la logica e il luogo comune dei social che instupidiscono i giovani. È il caso di Feroza Aziz, la 17enne americana che lo scorso fine novembre ha “beffato” la censura del social cinese TikTok mascherando una denuncia sui diritti umani in Cina attraverso un tutorial per ciglia.


In poche ore il suo video è diventato virale, migliaia le condivisioni che l’hanno portata a diventare un caso mondiale. Dalla sua camera del New Jersey la 17enne di origine afgane è riuscita a sfidare e battere la potenza di Pechino ed evitare che il suo video fosse censurato.

«L’idea del video mi è venuta per due motivi: la prima è che a nessuno interessa veramente quello che accade nella vita vera, nel mondo, a nessuno importa cosa accade all’estero. Alle persone interessa solo la moda, il make up, la vita delle celebrità», racconta Feroza a Open, che l’ha raggiunta su Skype.

«Così ho pensato che se faccio credere alle persone che si tratta di un video tutorial sul trucco forse vorranno vederlo. Il secondo motivo – continua Feroza – è che non volevo che il mio video fosse cancellato. La prima volta che ho fatto un video sugli uiguri era stato rimosso senza nessuna spiegazione, quindi sapevo che dovevo mascherare questo video usando un tutorial per ciglia».

Su Twitter Feroza si definisce un’ «attivista per i diritti umani». Mentre il suo profilo Instagram recita: «Salvate l’umanità; il vostro silenzio è assordante». La questione sollevata da Feroza nel suo video è di scottante attualità a seguito della fuga di documenti che ha messo a nudo la sistematica repressione, scomparsa e detenzione di milioni di uiguri nella regione autonoma cinese dello Xinjiang.

«C’è in corso un genocidio attuato da un governo, ed è sbagliato», continua Feroza che ci racconta di essersi sentita in dovere di agire: «Devo parlare, devo fare qualcosa mi sono detta. Sono un essere umano e nessuno dovrebbe essere perseguitato per il suo credo, la sua etnia o la sua razza».

Di recente il Parlamento europeo ha consegnato il premio Sakharav per i diritti umani all’accademico uiguro Ilham Tohti, incarcerato dal 2014, di cui i familiari hanno perso ogni traccia. La Cina continua a negare che si tratti di campi di detenzione forzata, sostiene si tratti piuttosto di centri di “rieducazione” dove ai membri della minoranza viene fornita una formazione.

«I bambini vengono separati dalle loro famiglie. E questo mi preoccupa molto. Padri e madri vengono portati in questi campi e molti non ne escono vivi, se ne perde ogni traccia», commenta Feroza che dice di non essere intimorita dalle azioni di Tik Tok che poche ore dopo il caricamento del suo video ha deciso di sospendere il suo account per delle presunte «violazioni».

«Non credo alle loro motivazioni e men che meno alle loro scuse. Ma io non me non starò in silenzio, qualsiasi cosa succeda non starò in silenzio».

Grazie alla grande risonanza mediatica il giorno dopo Tik Tok si è scusato con la ragazza dicendo di aver rimosso il video per errore.

Secondo le ultime rivelazioni gli uiguri nei campi sono sottoposti a torture giornaliere, privati del sonno, affamati, picchiati, stuprati. La comunità internazionale ha chiesto alla Cina di fermare questa brutale repressione: «Tutti i governi potranno stare in silenzio – dice Feroza – ma io non lo farò, continuerò a urlare, a sostenere questa causa, a parlare di questo. Non sono i governi che hanno potere, sono le persone».

Montaggio video: Vincenzo Monaco

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