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La Lazio fa paura e alza la Supercoppa: Juventus di nuovo al tappeto (3-1)

22 Dicembre 2019 - 19:43 Daniele Miceli
A Riad trionfa la squadra di Inzaghi. Segnano Luis Alberto, Lulic e Cataldi. Dybala illude

A Riad festeggia la Lazio. La squadra di Inzaghi batte 3-1 la Juventus e si conferma bestia nera dei campioni d’Italia. Nel primo tempo a segno Luis Alberto e Dybala. Nella ripresa, anche dopo i cambi (che in teoria dovevano avvantaggiare Sarri), gioca molto meglio la Lazio che al 73′ la risolve con Lulic. Nel finale arrotonda Cataldi con una punizione telecomandata. E nella Roma biancoceleste adesso nessun obiettivo è precluso.

Quel genio di Luis Alberto

La Lazio è il solito dispencer di difficoltà per la Juve, soprattutto nei primi 20′ nei quali la squadra di Inzaghi riesce ad essere attendista, ma tremendamente viva e pericolosa. La Juventus, che schiera il tridente pesante Dybala-Ronaldo-Higuain, soffre dal lato di Bentancur e De Sciglio per i quali le letture offensive della Lazio risultano criptiche almeno quanto i cognomi in arabo che i bianconeri stampano sulle spalle dei loro campioni. E’ da lì, da quella catena che la Lazio sfiora il gol del vantaggio con Luis Alberto (fallaccio di Matuidi dopo il tiro, ammonito con proteste laziali invocanti il rosso). Poi il gol arriva, sempre con lo spagnolo dopo che De Sciglio si era sdraiato gratis su una finta di Lulic, e Alex Sandro aveva saltato a vuoto nel vano tentativo di anticipare Mikinkovic-Savic.

Tridente e reazione

La Juve, però, ha mille vite e una squadra troppo qualitativa per restare passiva. Il tridente funziona. Non tanto per Higuain (ancora troppo morbido in una finale), quanto per la profonda ispirazione di Ronaldo e Dybala. I due si scambiano la posizione, si cercano e minacciano la Lazio: la Joya anche su punizione, Cr7 con un paio di serpentine che scaldano sulle tribune il pubblico locale, che resta imparziale fino a quando l’effetto (di stile e mediatico) di Ronaldo non fa la differenza. La Juve guadagna metri e proprio su una iniziativa del portoghese trova il pari con Dybala: il più lesto nel tap in dopo una smanacciata di Strakosha su diagonale di Cr7.

Lazio monolite


Una squadra normodotata verrebbe investita dall’ansia per come e per quando arriva il pari juventino. La Lazio, invece, è un concentrato di tattica e mentalità; tant’è che nella ripresa mangia campo ai campioni d’Italia, pizzica un paio di volte con Correa e costringe Sarri a rivedere uomini e schieramento. Via De Sciglio e Higuain, dentro Cuadrado e Ramsey: tridente riposto e 4-3-1-2 per ottenere maggiore equilibrio. La mazzata di Roma ha fatto scuola, evidentemente non a dovere. Perché al 73′ la Lazio mette la freccia. Altro cambio di campo: sponda di Parolo (entrato per l’ammonito Luis Alberto) e sul secondo palo Lulic brucia Cuadrado.

E’ la forza della Lazio, che non ha la panchina della Juve, eppure i vari Cataldi (anche lui subentrato ad un Leiva a rischio rosso) e Parolo sanno cosa fare e lo fanno benissimo. La Juve ha una sola, grande chance al 90′ quando Strakosha soffia su un colpo di testa micidiale di Bonucci. Pericolo scampato, e sull’ultima ripartenza la Lazio fa addirittura tris. Bentancur espulso, punizione. Cataldi fa il Ronaldo. La Lazio si porta il trofeo nella Capitale.

L’ira di Lapo

«Juve VERGOGNATI. COMPLIMENTI alla Lazio», twitta secco dopo la partita Lapo Elkann.

Grande la delusione per l’imprenditore componente della famiglia Agnelli. A inizio partita aveva infatti condiviso sui social il suo supporto per la squadra.

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