Il gip motiva il sì all’arresto di Genovese: «Incline a guidare dopo aver bevuto»

Il ragazzo, 20 anni, è accusato di aver investito Gaia e Camilla nella notte tra sabato 21 e domenica 22 dicembre

«Pietro Genovese è solito condurre veicoli dopo aver assunto sostanze alcoliche se non anche stupefacenti e non rispettare le norme del codice della strada». Nella stessa ordinanza in cui dispone il suo arresto ai domiciliari, il giudice per le indagini preliminari Bernadette Nicotra ha dato la sua prima valutazione sul comportamento di Pietro Genovese. Così scrive il magistrato che si sta occupando di questa prima fase del caso della morte di Gaia e Camilla: «Le precedenti contestazioni e provvedimenti amministrativi non hanno avuto alcun effetto deterrente: il Genovese si è messo alla guida dell’autovettura nonostante avesse assunto bevande alcoliche e nonostante in passato gli fosse già stata ritirata la patente di guida per violazioni al codice della strada. Questo comportamento dimostra noncuranza se non addirittura disprezzo verso i provvedimenti dell’autorità amministrativa e di pubblica sicurezza ed è sintomo di una personalità incline alla violazione delle regole». E continua: «La personalità dell’indagato lascia ragionevolmente presumere che il medesimo non si scoraggi dall’usare comunque l’automobile per il solo fatto dell’avere avuto ritirata la patente di guida. Sicché allo stato, al fine di neutralizzare il pericolo concreto ed attuale di reiterazione di condotte, appare necessario limitare la libertà di movimento del Genovese, il quale sebbene incensurato di giovane età, ben potrebbe, ponendosi alla guida di altre autovetture, magari di amici e conoscenti anche senza la patente, porre in essere condotte gravemente colposa in violazione delle norme da circolazione stradale compromettendo così la propria e l’altrui incolumità».


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