Raid Usa a Baghdad, massima allerta per i militari italiani: basi blindate e spostamenti ridotti al minimo

Sono 1.100 i militari italiani in Libano, 300 in Libia, a presidio di un ospedale gestito da medici italiani a Misurata, e 926 in Iraq

Venti di guerra e massima allerta per i militari italiani impegnati all’estero. Il raid – di cui l’Italia non era stata avvisata e nel corso del quale è rimasto ucciso il generale iraniano Soleimani – rischia di esporre a gravi rischi i militari italiani in servizio nelle aree in cui l’Iran potrebbe attuare la sua ritorsione.


Per questo motivo, la Difesa ha innalzato le misure di sicurezza dei nostri contingenti chiedendo di limitare gli spostamenti, se non per ragioni indispensabili, e blindando di fatto tutte le basi.


È certo che l’Iran reagirà all’offensiva degli USA ed «è chiaro che l’Italia sia particolarmente esposta», spiega il generale Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore della Difesa. «L’Iran dovrà reagire per non perdere la faccia, un’escalation è sicura, è stata varcata la linea rossa» ha aggiunto. Anche la Farnesina non nasconde preoccupazione.

Nel mirino di Teheran ci potrebbero essere non solo gli Stati Uniti, ma anche le forze occidentali in Iraq e in Libano. Basti pensare che, secondo Il Messaggero, sono 1.100 i militari italiani in Libano, 300 in Libia, a presidio di un ospedale gestito da medici italiani a Misurata, e 926 in Iraq.

Al momento i militari impegnati in missioni internazionali non verranno richiamati in Italia. Nessun disimpegno, nessuna ritirata. Serve, però, ora più che mai, massima prudenza.

Prudente, è infatti, l’atteggiamento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Di fatto, l’Italia non ha preso una posizione ufficiale contro Trump: l’unico a schierarsi a favore dei raid Usa è stato l’ex ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini, posizione non condivisa dal resto del centro-destra, da Ignazio La Russa a Giorgia Meloni.

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