Fioramonti spiega l’addio al M5s e conferma la nascita del suo nuovo gruppo “Eco”

«Rousseau è una piattaforma inadeguata, costosa e farraginosa – ha detto l’ex ministro dell’Istruzione. E sulla sua nuova formazione politica “Eco” -. Debuttiamo i primi di Febbraio»

La cronaca estera ha strappato la scena a qualsiasi polemica nazionale: anche Lorenzo Fioramonti, ex ministro dell’Istruzione che si è dimesso il giorno di Santo Stefano, raggiunto da la Repubblica, ha affrontato la questione dell’uccisione del generale Suleimani. Nell’intervista, ha esordito criticando l’azione del presidente degli Stati Uniti: «Di Trump non mi stupisce nulla. Mi stupisce la subalternità dei nostri governi alle sue politiche».


«Scatenare un conflitto in una parte del mondo così delicata, che ha così tanto sofferto, è irresponsabile – ha dichiarato Fioramonti -. Conosco bene l’Iran. Ho lavorato a lungo a un progetto di ricerca con l’università di Teheran. È un Paese colto, sofisticato, con livelli di istruzione fra i più alti del mondo e grandi possibilità di emancipazione. Le forze progressiste e quelle conservatrici si fronteggiano. I miei colleghi, lì, lamentano la miopia dell’Occidente: gli attacchi rafforzano il conservatorismo e l’estremismo».


Il discorso sugli esteri diventa il pretesto per parlare del ministro Luigi Di Maio: «Bisogna dargli tempo. Servono controllo e coraggio. La politica estera non è una dependance dell’economia. A volte i neofiti non hanno coraggio per paura di ciò che non conoscono. Non mi riferisco solo al problema linguistico. Di Maio ha intuito. Speriamo», ha detto Fioramonti: i due avrebbero dovuto incontrarsi l’8 gennaio, ma con la sua uscita dal Movimento 5 stelle il meeting è saltato: «Il mio gruppo mi ha attaccato come se fossi un nemico».

L’ex ministro dell’Istruzione ha dichiarato di non aver avuto più contatti né con Beppe Grillo né con Davide Casaleggio. L’opinione su quest’ultimo è particolarmente aspra: «L’ho incontrato fugacemente un paio di volte in vita mia. Del resto credo che sappia cosa penso della piattaforma Rousseau: inadeguata, inutilmente costosa (un milione e mezzo l’anno, a prezzi di mercato ne costerebbe 30 mila), farraginosa. È sbagliato persino il modo in cui vengono poste le domande, declinate in modo da assecondare e incoraggiare risposte prevedibili».

Il pensiero sul Movimento in generale è molto critico: «Non è ammesso il dissenso, non c’è ascolto. I panni sporchi in famiglia. Per il resto: si tace o si esce – ha sostenuto Fioramonti, rimproverando che – a volte ci si dimentica cosa sono le cinque stelle. Acqua pubblica, mobilità sostenibile, ambiente. L’economia del benessere è ciò a cui ho dedicato tutta la mia vita di studi. Serve un’alleanza di governi che puntino al benessere sociale e ambientale, non alla crescita del Pil».

Nell’intervista c’è spazio anche per un’accusa diretta a Di Maio, colpevole di non aver capito la proposta di tassare bibite gassate e merendine: «Indice di un’ignoranza profonda. Il sistema fiscale è sempre un sistema di indirizzo, se no tutto sarebbe tassato allo stesso modo. Il fisco tiene in considerazione i bisogni, le priorità. La salute, naturalmente». Poi Fioramonti ha affrontato la questione di Eco, il nuovo gruppo parlamentare che starebbe preparando: «In principio doveva essere un’associazione culturale per promuovere l’ecologia dell’economia. L’ecologia, che significa studio della casa, è alla radice dell’economia, le regole della casa».

Ma poi il progetto è andato oltre: «Non c’è una forza dentro il Parlamento che rappresenti i valori ambientali ecologisti moderni. Avevamo pensato a un intergruppo, ma non potevo farlo da ministro. Ora arrivano moltissime sollecitazioni da parlamentari del Pd, di Leu, del misto e del Movimento. Vedremo. La formazione di un gruppo parlamentare dipenderà da quanti saremo, alla fine». Il debutto? «Forse primi di febbraio. A Roma, in Parlamento. Un incontro pubblico con amministratori, presidenti di Regione, parlamentari – ha detto, concludendo spiegando la sua permanenza in politica -. Qualche giorno fa avrei detto: torno a insegnare. Ma se attorno a Eco si creeranno le condizioni per tirare fuori l’Italia dalle sabbie mobili della politica credo che sia un dovere restare».

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