La mossa delle Sardine: «Mercoledì incontro con il movimento emiliano, dobbiamo darci una struttura»

La priorità delle Sardine è inspessire la rete di relazioni tra i portavoce nazionali e i referenti locali. Per farlo, il movimento sta seguendo due strade: una serie di incontri fuori dall’Emilia-Romagna e lo sviluppo di una piattaforma online

Confermato. Mercoledì 29 gennaio ci sarà la prima riunione post-elettorale delle Sardine del gruppo di Bologna e dell’Emilia-Romagna. «Dobbiamo pensare a una struttura efficace a livello nazionale per coordinare i lavori e arrivare preparati all’incontro di Scampia». Il 14 e il 15 marzo le Sardine di tutta Italia si riuniranno – a tre mesi esatti dal primo meeting generale, a Roma -, per elaborare delle linee guida. Punti comuni per ciò che concerne la comunicazione e l’indirizzo nazionale, proposte più specifiche per i diversi territori. Con un occhio di riguardo per le regioni che andranno al voto la prossima primavera.


Non si tratterà di formare un direttivo emiliano-romagnolo, ma di individuare alcune figure che, avendo lavorato alla tornata elettorale dalla quale Stefano Bonaccini è uscito vincitore, possano aiutare i referenti locali nella comunicazione e nell’elaborazione di proposte innovative. Insomma, la rete si deve inspessire: «Vogliamo conoscerci sempre di più, capire le peculiarità che ognuno può mettere in campo per apportare un miglioramento alla società – dice a Open una sardina del gruppo originario bolognese, e ribadisce -. Per farlo dobbiamo parlarci di persona, guardarci negli occhi per poterci fidare davvero reciprocamente».


L’incontro di mercoledì

Il 29 gennaio Santori, Garreffa, Morotti, Trappoloni, Donnoli, i volti noti e meno noti delle Sardine che hanno disseminato l’Emilia-Romagna di manifestazioni a sostegno del centrosinistra, si incontreranno a Bologna. «Dobbiamo iniziare una serie di incontri in ogni provincia: bisogna andarci personalmente per scambiare opinioni e idee con i referenti locali», propone uno dei ragazzi del gruppo di Bologna. «Sì, ma priorità alla piattaforma online: serve uno strumento ordinato per parlarci, confrontarci internamente. Whatsapp è un casino», gli risponde un altro nell’appartamento di Bologna dove i ragazzi si sono riuniti per seguire lo spoglio. Il dibattito è apertissimo.

Mentre Bonaccini parla in conferenza stampa, le Sardine applaudono e si disincantano contemporaneamente pensando ai prossimi giorni. «Io speravo che saremmo riusciti a riposarci, almeno per due giorni dopo il voto – confida uno di loro -. Ma come facciamo ad arginare questo mare di impulsi che arrivano da tutta Italia? Non si può, dobbiamo metterci al lavoro».

«La riorganizzazione nazionale partirà dai fondatori e dal gruppo dell’Emilia-Romagna. Bisogna diventare capillari sui territori per due ragioni – spiega a Open uno dei più grandi del gruppo di Bologna -. Anzi, due direzioni: andremo di provincia in provincia per ricevere dai referenti locali le istanze di ogni singola realtà. A loro, invece, vogliamo cercare di dare la visione delle 6.000 Sardine originarie, per restare focalizzati sull’obiettivo – Quale obiettivo? -. Fare politica in modo diverso, efficace perché innovativo, contagioso perché gentile».

«La nostra è una piccola rivoluzione»

Saranno passati due giorni dall’esito delle elezioni in cui Bonaccini ha ottenuto la maggioranza assoluta, raggiungendo il 51,42% delle preferenze. E le Sardine hanno avuto il loro peso specifico: il presidente rieletto dell’Emilia-Romagna e il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti hanno ringraziato a più riprese il movimento. E sono gli stessi ragazzi del gruppo Emilia-Romagna, riunitisi in 20 in un appartamento vicino alla stazione di Bologna per seguire la maratona elettorale, a rivendicare parte del merito.

«Siamo consapevoli di aver dato un contributo importante – ci dice uno di loro -. Bisogna ricordarsi che prima di novembre la persone di centrosinistra non solo avevano smesso di scendere in piazza, ma non si riconoscevano in alcun movimento, in alcuna comunità. Se il voto è andato in questa direzione è anche merito della nostra piccola rivoluzione». Parlano delle piazze organizzate, delle «quasi 10 mila persone che hanno manifestato a Ferrara, città sulla quale la Lega sembrava dominare incontrastata», oppure della comunità di Bibbiano, «continuano ad arrivarci messaggi di ringraziamento per aver dato ai cittadini un’alternativa al comizio di Salvini».

Le Sardine, in meno di tre mesi, hanno restituito al centrosinistra la dimensione delle piazze. Sono diventate il primo vero avversario di Salvini nell’agone dei social network. La stampa ha cominciato a parlare più dei loro flash mob che dei comizi leghisti. E sì, se il centrodestra non ha sfondato in Emilia-Romagna, il merito è anche di Mattia Santori e delle 6.000 Sardine.

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