La scissione delle Sardine? Il leader di Roma rompe con il gruppo di Bologna: «Santori non è più un riferimento»

Un lungo post è apparso sul gruppo pubblico “Sardine di Roma”. Ma la maggior parte degli iscritti non è d’accordo con la scissione: «È un’iniziativa personale»

Potrebbe essere arrivata la prima, grande deflagrazione di una parte del movimento delle Sardine: a meno di tre mesi dalla nascita, Stephen Ogongo, uno dei referenti locali più in vista e che coordina il gruppo di Roma, ha dichiarato di non voler fare più riferimento «ai quattro fondatori di Bologna né alla struttura che stanno creando». Il comunicato, affidato a Facebook da Ogongo, è forte, ma pare non stia ottenendo l’effetto sperato: sono più di mille i commenti di persone che criticano un’eventuale scissione delle Sardine, a fronte – a un’ora dalla pubblicazione del post -, di un centinaio di “mi piace”.


«L’incontro che i fondatori delle Sardine hanno avuto con Luciano Benetton è stato sbagliato, inopportuno – ha scritto Ogongo -. Un errore politico ingiustificabile, ma solo l’ultimo degli errori che Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa hanno commesso nelle ultime settimane». Nel giro di pochi minuti, da Bologna è arrivata la prima contromisura: è stato creato un nuovo gruppo, 6.000 Sardine di Roma, con un bell'”ufficiale” scritto in grassetto. Ogongo scongiurato.


Ma il tam tam mediatico è partito: il comunicato dell’ormai ex sardina romana, figlio di malumori e differenze di vedute tra Ogongo e i ragazzi bolognesi, sta uscendo su tutti i giornali. Il gruppo centrale, in risposta, sta preparando un proprio comunicato per controbattere al post che Ogongo ha intitolato: «Sardine di Roma, da oggi in autonomia. Incontro con i Benetton solo l’ultimo degli errori dei fondatori bolognesi».

Le accuse di Ogongo – Il testo integrale

«L’incontro che i fondatori delle Sardine hanno avuto con Luciano Benetton è stato sbagliato, inopportuno. Un errore politico ingiustificabile, ma solo l’ultimo degli errori che Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa hanno commesso nelle ultime settimane».

«Da questo momento le Sardine di Roma non fanno più riferimento ai 4 fondatori di Bologna né alla struttura che stanno creando. Le Sardine di Roma ripartono da quei valori che hanno fatto della manifestazione di Piazza San Giovanni la più grande e la più partecipata delle sardine: uguaglianza, libertà, giustizia sociale. Affiancarsi agli squali, o diventare come loro, non ci rafforza ma ci indebolisce, ci rende prede inconsapevoli».

«La pubblicazione della foto scattata a Fabrica, “centro di formazione per giovani comunicatori”, ha giustamente scatenato una polemica all’interno e all’esterno del movimento delle Sardine. È un fatto noto che la famiglia Benetton è la maggior azionista di Atlantia e della società infrastrutturale Autostrade per l’Italia, tuttora compromessa con il tragico crollo del Ponte Morandi di agosto 2018 che ha causato la morte di 43 persone».

«Chi lotta per la giustizia sociale e per un nuovo modo di fare politica non può dimenticare il grido di dolore delle famiglie delle vittime di Genova. Per chi ha creduto nei valori espressi nelle piazze delle Sardine è stata una delusione enorme che ha minato gravemente l’integrità e la credibilità del movimento».

«Ciò che rende tutto sospetto è la tempistica di questo incontro, che avviene proprio nel momento in cui si è riaperta la trattativa per la concessione di Autostrade per l’Italia. Se non ci fosse niente da nascondere, perché non hanno reso pubblica la loro visita a Fabrica prima? Perché non hanno pubblicato loro stessi la foto dopo l’evento?».

«L’aspetto più grave di questa vicenda è stato l’aver assistito a diversi tentativi di limitare la discussione all’interno dei gruppi Facebook delle Sardine addirittura attraverso la censura di determinate parole e la cancellazione di diversi commenti e post critici».

«Questo è un comportamento pericoloso che limita la libertà di espressione. E non è la prima volta che accade. Sempre più nelle scorse settimane abbiamo assistito a un controllo “dall’alto” delle comunicazioni tra noi e verso l’esterno teso ad assicurarsi che i 4 leader fondatori del movimento siano sempre messi in buona luce, anche a discapito di altri».

«Anche l’organizzazione delle Sardine sui diversi territori e città ne ha risentito, con l’allontanamento volontario e forzato di soggetti che non condividevano più il modo di evolversi del movimento. Un comportamento che non giova né al movimento né al Paese che vogliamo migliorare. Segnali preoccupanti sintomo di una situazione che ha passato il segno e a cui serve rimediare in fretta».

«Per questo, credo sia giunto il momento di ritornare alle origini del movimento delle Sardine, che era ed è un fenomeno spontaneo, aperto a tutti quelli che vogliono auto organizzarsi senza controlli e regole imposte dall’alto. Le Sardine di Roma tornano in mare aperto: la nostra forza sarà la comunità, l’essere in tanti e il saper stare insieme».

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