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Oscar 2020, il discorso di Joaquin Phoenix: «Facciamoci voce per i diritti». La dedica commossa al fratello

10 Febbraio 2020 - 08:04 Redazione
Il protagonista di Joker ha toccato i temi a lui cari, per dar voce a «chi non ne ha», come tutto il mondo animale

Umile fino all’ultimo, Joaquin Phoenix vince dopo quattro nomination per la prima volta il premio più ambito dagli attori del mondo – l’Oscar per il miglior attore protagonista – e, appena salito sul palco, invita la platea a sedersi e a smettere di applaudire. «Sono pieno di gratitudine», esordisce, commosso. «Non sento di essere migliore rispetto agli altri attori nominati o a chiunque altro in questa stanza perché condividiamo lo stesso amore per il cinema, questa forma di espressione che mi ha regalato una vita straordinaria. Non so cosa sarei senza il cinema». Le telecamere inquadrano gli altri contendenti – Leonardo Di Caprio (C’era una volta a… Hollywood), Antonio Banderas (Dolor y Gloria), Adam Driver (Storia di un matrimonio), Jonathan Pryce (I due Papi) – che osservano Phoenix in attesa che entri nel vivo del suo discorso.

L’appello a favore degli animali

EPA/SHAWN THEW – Joaquin Phoenix partecipa a una protesta contro il cambiamento climatico gennaio 2020

«Ma penso che il dono più grande che mi sia stato dato e molti di noi in questa stanza sia l’opportunità di usare la nostra voce per i senza voce», continua Phoenix. «Molti di noi sono colpevoli di una visione del mondo egocentrica, la convinzione di essere al centro dell’universo. Andiamo nel mondo naturale e lo deprediamo per risorse». «Ci sentiamo in diritto di inseminare artificialmente una mucca e quando lei partorisce rubiamo il suo bambino anche se le grida di angoscia sono inconfondibili. E poi le prendiamo il latte e lo mettiamo nel suo caffè e nei nostri cereali». Un’ingiustizia inaccettabile, argomenta Phoenix, che fa parte di una più lunga serie di ingiustizie contro cui lui – «noi tutti» dichiara, rivolgendosi alla platea – combatte o combattono, dalla discriminazione di genere al razzismo. E che quindi va abbattuta, esortando l’un l’altro verso un comportamento più virtuoso, piccoli accorgimenti che però possono cambiare un intero sistema. «Sono stato egoista, a volte crudele e difficile sul lavoro. Sono grato che molti di voi in questa stanza mi abbiano dato una seconda possibilità», dichiara. Ennesimo preludio prima di un augurio – che sa molto di sfida – per una nuova era di generosità, di redenzione personale e collettiva. All’insegna di un maggior rispetto dell’ambiente e del mondo animale, partendo dalle mucche e dai vitelli. Prima di lasciare il palco accompagnato da una (mezza, incerta) standing ovation, ha citato una frase del fratello, morto a 23 anni per overdose, anche lui attivista per i diritti degli animali: «Corri verso il rifugio con amore e la pace seguirà».

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