Dopo 77 anni, Mussolini resta arroccato a Salò: il centrodestra respinge la revoca della cittadinanza

La maggioranza ha respinto la mozione, definita: «strumentale e anacronistica»

Benito Mussolini resterà cittadino onorario di Salò. Ieri sera 13 febbraio, a tarda ora, il Consiglio comunale della cittadina del Bresciano ha respinto a maggioranza la mozione per la revoca della cittadinanza al duce nel luogo simbolo dell’ultima fase del regime fascista, con la Repubblica sociale italiana qui insediata da Mussolini nel settembre del 1943. La mozione presentata dal gruppo di opposizione Salò Futura è stata bocciata con 14 voti contrari, tutti quelli della maggioranza di centrodestra più due della lista di minoranza Insieme per Salò (vicina alla Lega).


Favorevoli alla revoca solo i tre consiglieri del gruppo che ha proposto la revoca. Mussolini rimane così cittadino onorario del Comune sulle rive del Garda che ha legato il suo nome alla Rsi. La seduta è stata controllata a vista dalle forze dell’ordine per timore di disordini. La maggioranza del sindaco Giampiero Cipani ha respinto la mozione con la motivazione che «l’unico modo per debellare l’ideologia sbagliata del fascismo è dimostrare con i fatti che la nostra idea di Stato, liberale e democratico, è quella giusta, è una mozione strumentale e anacronistica».


Sono numerosi i comuni che durante il Ventennio hanno fatto a gara concedere la cittadinanza a Mussolini. Diversi quelli che in questi ultimi anni hanno deciso di revocarla: come Bergamo, che ha votato per l’abolizione dell’onorificenza nell’aprile del 2019. «Revocare, anzi non riconoscere, la cittadinanza onoraria a Mussolini, a 74 anni dalla sua morte, a mio avviso non aggiunge sostanzialmente nulla – aveva affermato allora il sindaco del capoluogo Giorgio Gori -. E non è l’adesione a una petizione, come qualcuno in questi anni ha inteso da quando si è iniziato a riparlare della cittadinanza onoraria di Mussolini, a poter determinare il tasso di antifascismo di ciascuno di noi». La mozione di Sinistra Italiana era però stata comunque approvata.

Iniziative simili sono state discusse negli ultimi tempi in molti Comuni d’Italia, sparsi un po’ in tutta la penisola. Tra questi: Torino, Rho, Volterra, Livorno, Termoli, ma anche Valsamoggia, Vaprio e Lovere. A Sarno la revoca è arrivata lo scorso 25 aprile, in occasione della festa della Liberazione. Il comune d’origine di Giovanni Amendola aveva rinnegato il riconoscimento concesso al duce, che fu il mandante dell’aggressione mortale del politico antifascista, il 23 maggio del 1923, pochi mesi dopo la sua ascesa al potere.

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