Tommaso Cerno: «Il governo è prescritto: ecco perché ho scelto Italia Viva» – L’intervista

Il passaggio, a sorpresa, dal Pd al partito renziano. Perché, dice, l’attuale esecutivo è «prescritto, senza assolti e senza condannati».

La faglia ormai è aperta e il governo Conte due ci è caduto dentro. Nonostante le rassicurazioni in Transatlantico del presidente della Camera Roberto Fico, «la maggioranza durerà fino a fine legislatura», lo scontro tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte ha raggiunto l’acme. Il clima è febbrile e, malgrado gli apprezzamenti sulle politiche europee, il leader di Italia Viva pare abbia già pronta una mozione di sfiducia per Bonafede. Quindi per il governo Conte. Per Italia Viva la prescrizione è stata il punto di non ritorno di questo governo nato instabile: troppo distanti le posizioni da quelle degli altri partiti di maggioranza. Il detonatore che ha ridotto in briciole la fiducia dei renziani nel presidente del Consiglio è stato il tentativo di individuare quei parlamentari definiti “responsabili” per poter fare a meno di lui. In risposta alla strategia di Conte e di alcuni dem influenti, il partito di Renzi è riuscito a portare nel suo gruppo la deputata di Liberi e uguali Michela Rostan e il senatore del Partito democratico Tommaso Cerno. Italia Viva conta adesso 30 deputati e 18 senatori. «Si è esaurita la fase politica del governo Conte – ha detto Cerno Open -, la legislatura potrebbe continuare, ma non con questo presidente del Consiglio».


Onorevole, cosa l’ha spinta a cambiare idea rispetto a settembre e a passare in Italia Viva?


«La sinistra è diventata un’altra cosa: sulla giustizia non si riesce a discutere, le correnti nel Pd sono più di prima e peggio di prima e non danno spazio a nessuno. Ed è cambiato il fatto che non credo più in questo governo che avevo immaginato potesse lavorare in un altro modo. Sono passato a Italia Viva perché credo in una dimensione diversa di questa legislatura».

Per il suo passaggio a Italia Viva, ha contribuito la frammentazione interna del Pd?

«Certo, si è riusciti a creare una corrente in più rispetto a qualche mese fa e ciò ha comportato un’impasse totale nel Pd. Prima c’era Renzi che aveva un ruolo predominante. Adesso c’è Zingaretti, Bettini, Franceschini, Orlando: non è pensabile andare a vanti così. Il Pd è diventato un partito in cui contano le correnti e le poltrone, non interessa il pensiero. Non so se sarà diverso in Italia Viva, ma sicuramente qui c’è la possibilità di essere liberi pensatori».

Il tentativo di strappare senatori a Italia Viva per portarli nel gruppo dei “responsabili” ha contribuito alla sua scelta, in direzione contraria a quella provata da Conte dai dem?

«Ma esistono davvero questi responsabili? Non credo che Romani e Quagliarello vadano nel governo con il centrosinistra. Questi responsabili sarebbero davvero responsabili nel momento in cui si avvicinano alle posizioni di Italia Viva e non a questa ipotetica forma di governo Conte che mi sembra già esaurito. Sarebbero irresponsabili a dare un sostegno del genere».

Non ha più fiducia nel presidente Conte?

«Si è esaurita la fase politica in cui Conte può tenere in piedi questo governo. È un governo prescritto, senza assolti e senza condannati, ma che deve lasciare il posto a un altro governo. La legislatura continuerà almeno un po’ perché c’è il referendum sul taglio dei parlamentari. Credo che continuerà anche dopo, ma sicuramente non con Conte».

Italia Viva farebbe parte del nuovo esecutivo?

«Dipenderà molto dal profilo del nuovo esecutivo. Se ci sarà un governo tecnico, penso che proporremo dei nomi ma non ci saranno persone del partito che andranno a svolgere ruoli di ministero. Se invece il governo sarà più politico e verrà fuori una dimensione riformista, penso che Italia Viva ne farà parte».

A settembre disse che questo governo sarebbe durato o sei mesi o tre anni: se tutto andrà come prevede, potrà definirsi un veggente.

«Il governo di Conte, come avevo previsto, durerà sei mesi. Diventerebbero tre anni solo se riuscissero a trovare questi “irresponsabili” da Forza Italia che lo tenessero in piedi, ma penso sia un’ipotesi improbabile. Quagliarello e Romani smentiscono. Non credo poi che alcuni parlamentari di Italia Viva sarebbero disponibili a fare un’operazione del genere. Tantomeno Berlusconi, figuriamoci. Renzi la fiducia l’ha votata, non ha intenzione di far cadere il governo tranne su temi dirimenti come le intercettazioni e la prescrizione».

Ma davvero è bastato il tema giustizia a mettere in crisi un governo che è stato proprio Renzi a volere la scorsa estate?

«Stiamo parlando di un tema fondamentale. Ritengo il garantismo la forza e la capacità dello Stato di garantire alle persone deboli lo stesso grado di difesa che hanno le persone potenti. A maggior ragione, un ministro, un presidente del Consiglio, una persona visibile politicamente deve avere meno garanzie, non di più. La prescrizione deve esistere perché il processo infinito è un abominio. Così come, e vale per i politici o per chi ricopre ruoli importanti, se c’è odore di reato bisogna lasciare subito perché il sospetto vale quanto la condanna per le persone di potere: non ha senso non prescrivere».

Si è sentito inascoltato nel suo ex partito?

«Io nel Pd non ho preferito parola. Ho parlato tre minuti in parlamento: ho fatto cadere il governo e restituito ai 5 stelle la loro anima di sinistra. Solo tre minuti, ma poi di lì non ho avuto nessun riscontro. Promesse, ma nessun tipo di interlocuzione con Zingaretti e Franceschini. Hanno taciuto. Non voglio fare il piagnone, ma va detto che il Pd non è un partito che abbia a cuore le idee delle persone che fanno parte della sua area politica: mi hanno trattato come un neofita, l’ultimo arrivato. Dimenticandosi, però, quello che ho fatto per contribuire al dibattito interno. Meglio stare con Maria Elena Boschi a questo punto».

Eppure ci sono alcune questioni sulle quali lei è distante da Italia Viva: cambierà idea, ad esempio, sulla Tav?

«Sulla Tav non ho un’idea così distante da Renzi: ricordo che al congresso che lo rese segretario Matteo definì la Tav un’idea folle. Poi è diventato filo-tav. Ma io mantengo la mia posizione sul tema perché la “sprecopoli” di quest’opera così come gli abusi della magistratura sono sotto gli occhi di tutti. Anzi, credo che Renzi abbia la sensibilità di comprendere, in un mondo che esalta la figura di Greta Thunberg, che non si possa più ragionare con il cemento a tutti i costi. Abbiamo nove miliardi di euro buttati e circa 33 gallerie completamente da rifare che cadono sulla testa degli autisti. È folle pensare di arrivare a Lione in quella maniera. Il governo di Renzi ha tutelato i diritti, per esempio con le unioni civili. Non vedo così complicato un mio inserimento nel partito. È un po’ troppo moderato, centrista come partito rispetto all’area socialista che dovrebbe interpretare, ma direi che ci siamo».

Troppa leadership da parte di Renzi?

«Bellanova è il vero presidente, che è una scelta quantomeno interessante, Boschi è l’anima, Renzi è l’uomo immagine, Bonifazi è il portafogli. C’è bisogno di qualche idea, senza dubbio. Penso sia giunta l’ora che Italia Viva porti avanti qualche idea in più».

Italia Viva paga una certa antipatia, agli occhi dell’elettorato, di alcune sue figure di spicco. Sarà per lungo tempo un freno al consenso?

«Si vuole fare con il 4% quello che si fece con il 40%. È molto complicato. Boschi interpreta bene il ruolo di chi non è simpatico oggi all’elettorato italiano, Renzi già meno. Se si vuole fare politica però, bisogna affrontare anche questo».

Cosa pensa di Giuseppe Conte, in quanto politico?

«Mentre Salvini, Di Maio e Renzi sono replicabili, Conte è unico. Trovare una persona che riesce a fare quello che ha fatto Conte è difficilissimo: uno che fa due governi prima con la destra e poi con la sinistra con le stesse parole, senza che nessuno dica niente è davvero non replicabile: forse è la vera sorpresa di questa legislatura, molto più di chi c’era già o di chi ha il vento in poppa. È pericolante come progetto politico perché ha in mente una sorta di Lista Dini, però Conte è la figura senza la quale la legislatura non partiva e non arrivava da nessuna parte».

Opportunismo o abilità?

«Non direi opportunismo. È abile, scaltro, furbo. Ma solo, non ha dei veri alleati. Solo Mattarella poteva dare un incarico a lui. È entrato al Quirinale come uno sconosciuto, con il decreto Sicurezza firmato da Conte potevano sparargli, perché ha violato il domicilio del presidente. Napolitano avrebbe chiamato i carabinieri. Invece ha ricevuto per ben due volte l’incarico. Onestamente Conte è una sorpresa».

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