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Vaticano, papa Francesco vara la riforma della Giustizia: magistrati più competenti e indipendenti

16 Marzo 2020 - 23:41 Redazione
Il diritto alla difesa viene definito «inviolabile in ogni stato e grado del procedimento», in coerenza con i principi del giusto processo e della presunzione di innocenza

Magistrati indipendenti e con requisiti professionali “certificati”, maggiore distinzione tra il ruolo dei magistrati giudicanti da quello dei requirenti, attenzione specifica al diritto alla difesa. Papa Francesco ha varato la riforma dell’ordinamento giudiziario nella Città del Vaticano. E questo è solo uno degli aspetti che, secondo il pontefice, renderanno la macchina della Chiesa più efficiente e trasparente.

Le precedenti norme risalgono al 1987 e le loro successive modifiche al 2008. Ricordando le ultime riforme già messe in campo, lo stesso pontefice sottolinea: «In continuità con quest’opera di progressivo aggiornamento legislativo e di riordino istituzionale, desidero adesso introdurre alcune modifiche all’assetto dell’ordinamento giudiziario, volte ad aumentarne l’efficienza».

«Uno dei criteri ispiratori del nuovo ordinamento – spiega Giuseppe Pignatone – all’Ansa -, l’ex procuratore di Roma che da ottobre scorso è stato scelto da Papa Francesco come presidente del tribunale dello Stato della Città del Vaticano – è la convinzione che l’indipendenza dei magistrati e la loro capacità professionale siano condizioni indispensabili per ottenere quei risultati di giustizia indicati da Papa Francesco nelle sue premesse. Viene quindi affermato esplicitamente che i magistrati, pur dipendendo gerarchicamente dal Sommo Pontefice che li nomina, nell’esercizio delle loro funzioni sono soggetti soltanto alla legge e che essi esercitano i loro poteri con imparzialità».

Inoltre «vengono indicati specifici e rigorosi requisiti di professionalità». La legge stabilisce infatti che i magistrati vaticani dovranno essere scelti «preferibilmente tra professori universitari di ruolo o in quiescenza, e comunque tra giuristi di chiara fama» con «una comprovata esperienza giudiziaria o forense». «Un’altra modifica significativa – spiega ancora Pignatone – è costituita dalla possibilità che il presidente della Corte di Cassazione possa integrare il collegio giudicante, costituito di regola da tre cardinali, con altri due giudici applicati».

Il diritto alla difesa viene definito «inviolabile in ogni stato e grado del procedimento», in coerenza con i principi del giusto processo e della presunzione di innocenza. Il Vaticano sottolinea che la nuova legge «si inserisce sulla scia delle riforme normative in materia economico-finanziaria e penale, dovuta anche all’adesione a importanti convenzioni internazionali»  ma allo stesso tempo «conserva e assicura la specificità del diritto vaticano che riconosce nell’ordinamento canonico la prima fonte normativa e il primo criterio di riferimento interpretativo». 

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