Omicidio George Floyd, la centralinista del 911 chiamò i superiori: «Si sono seduti in quattro su di lui» – L’audio

Il supervisore dei poliziotti arriva sulla scena dell’omicidio 14 minuti dopo la telefonata. Troppo tardi per evitare la morte di Floyd

La voce squillante è di un’operatrice del servizio di emergenza 911. Ha appena visto su uno schermo gli agenti di polizia bloccare con forza George Floyd, il 46enne afroamericano la cui morte ha provocato manifestazioni in tutto il mondo. Decide di chiamare il supervisore degli agenti di polizia per metterlo al corrente di quanto sta avvenendo. La telefonata, il cui audio è stato pubblicato dal sito d’informazione Buzzfeed, dura poco meno di un minuto. Ma è abbastanza tempo per far scattare l’allarme.


«Puoi chiamarmi una spia se vuoi» – L’audio della telefonata

Eppure, come scrive il Minneapolis Star Tribune, il supervisore ci impiega 14 minuti per arrivare sulla scena: troppo per evitare la morte di Floyd. Al telefono risponde che si tratta semplicemente di un «takedown», ovvero di una mossa usata per mettere “al tappeto” una persona, e che quindi non rientra tra i casi di azioni violente per cui solitamente i poliziotti sono tenuti a notificare il dipartimento.


«Nessun problema», risponde l’addetta al servizio di emergenza. «Non lo vediamo mai, quindi quando ci capita pensiamo wuh, uh – sta accadendo qualcosa di un po’ diverso!». Ma la frase più rivelatrice la donna la dice all’inizio: «Può chiamarmi una spia se vuole, ma noi abbiamo le telecamere accese […] si sono tutti seduti su quest’uomo, non so se è necessario o meno, ma per il momento non mi hanno detto nulla».

L’operatrice del servizio di emergenza sente dunque la necessità di giustificarsi per la segnalazione. Un dettaglio che tradisce quanto possa essere difficile denunciare incidenti del genere da “dentro”. Ma la telefonata diffusa da Buzzfeed solleva anche nuovi interrogativi rispetto alle responsabilità del supervisore, adesso che i quattro poliziotti sono stati già sospesi e dovranno rispondere davanti alla giustizia per le loro azioni.

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