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Rapporto Gimbe: contagi in aumento, ma per capire il motivo servono i dati che le Regioni non pubblicano

L'analisi sulla settimana tra il 10 e il 17 giugno conferma la crescita dei casi. Il lavoro dei ricercatori però si complica per tentare una spiegazione, visto che buona parte dei 21 indicatori non vengono resi pubblici dalle Regioni

Nell’ultima settimana i casi di Coronavirus in Italia sono aumentati di quasi un punto percentuale, lo 0,9%. Un incremento secondo l’ultimo analisi del Centro studi Gimbe di 2.294 casi, rispetto ai 1.927 della settimana precedente. Ma è sulla trasparenza dei dati che gli analisti tornano a bacchettare chi quei dati deve fornirli, a partire dalle Regioni, che trasmettono i valori sui 21 indicatori che determinano ogni settimana le “pagelle” delle singole realtà regionali.

Con la Fase 3 nel suo avvio, la ripresa di buona parte delle attività economiche e sociali richiede un livello di attenzione maggiore, considerando il rischio potenziale che queste possano determinare nuovi aumenti. Proprio ora, secondo Gimbe «è indispensabile uno stretto monitoraggio», ma nonostante il periodo delicato, sotto il punto di vista della trasparenza, le Regioni non brillano: «Abbiamo verificato la disponibilità pubblica dei 21 indicatori che le Regioni dovrebbero trasmettere, secondo quanto previsto dal decreto del ministero della Salute. Ma solo 3 indicatori sono pubblicamente disponibili per cittadini e ricercatori».

I dati in aumento

L’andamento dei casi tra il 10 e il 17 giugno secondo i dati della Protezione Civile

Negli ultimi sette giorni, le variazioni dei casi per ogni 100 mila abitanti oscillano dal 3,8% della Lombardia al -3,9% della Liguria. Dei 461 nuovi casi rispetto alla settimana precedente, l’83% riguarda la Lombardia, seguita dal Piemonte con il 33% dei casi e la Toscana con il 18%.

È calato di 1.207 il numero dei pazienti ricoverati con sintomi, con un calo del 27,9%, così come quello dei ricoveri in terapia intensiva, scesi di 86 unità, pari al 34,5%. In fase di rallentamento è poi l’andamento dei decessi, cresciuti di 334 in una settimana, cioè l’1%.

In crescita il numero di tamponi, in particolare in Emilia Romagna, dove sono stati fatti 7.819 test in più, mentre la crescita cala vistosamente in Lombardia con 1.821, Lazio con 1.389 e Campania con 1.087.

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