La beffa degli infermieri chiamati per l’Ospedale Fiera a Milano: 48 ore per lasciare gli alloggi

In teoria l’alloggio avrebbe dovuto essere garantito fino alla fine dell’emergenza, il 31 luglio. La Regione ora rassicura, ma non ci sono comunicazioni ufficiali

Dopo la chiusura, la beffa. L’Ospedale Fiera di Milano, inaugurato in pompa magna a inizio aprile, in piena emergenza Coronavirus, e chiuso con pochi onori dopo appena due mesi a inizio giugno, è al centro di una nuova polemica che riguarda il trattamento del personale sanitario, venuto da tutta Italia per dare una mano nel focolaio lombardo e allontanato dai propri alloggi senza tanti complimenti una volta rientrata l’emergenza. Ne scrive oggi il Corriere delle Sera che racconta come, da un giorno all’altro, una ventina di “angeli dell’emergenza” si siano trovati costretti a lasciare gli hotel in cui alloggiavano con un preavviso di circa 48 ore. La Regione che fino a quel giorno gli aveva garantito un alloggio – dal primo giorno di servizio il 7 aprile – ha deciso di staccare la spina, nonostante la la fine del contratto fosse stata fissata per quasi tutti al 31 luglio o, in qualche caso, al 30 settembre. Qualcuno ha cercato un alloggio alternativo, facendo affidamento ai propri contatti o al refettorio a pagamento del Policlinico, ma la maggior parte degli infermieri e degli operatori socio sanitari è rimasta in albergo dichiarando di non aver alcuna intenzione di lasciare la propria camera. A loro è stata concessa una proroga fino a domani, 19 giugno. Nella serata di ieri la Regione ha spiegato al Corriere che la cosa si sarebbe risolta col prolungamento della convenzione fino al 31 luglio. Ma gli infermieri al momento non avrebbero avuto alcuna comunicazione.


L’indagine della procura

A fine maggio, dopo la presentazione di un esposto da parte dell’associazione Diritti dei lavoratori Cobas Lombardia, la procura di Milano aveva aperto un fascicolo sulla realizzazione dell’ospedale per la cura dei pazienti Covid nell’area dei padiglioni della Fiera. I pm sono stati chiamati ad accertare e valutare eventuali profili di responsabilità sull’utilizzo di 21 milioni di euro per realizzare l’ospedale che non avrebbe mai ospitato più di 25 pazienti.


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