Presidi e studenti bocciano il piano scuola: «Nessuna garanzia sul numero di ore in classe» – Le interviste

Alla vigilia della manifestazione del 25 giugno, abbiamo intervistato Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, e i rappresentanti dell’organizzazione studentesca Unilab. Entrambi critici con la ministra azzolina

Niente plexiglas e divisori tra gli alunni. Nella bozza del piano per la ripresa della scuola presentato dalla ministra all’Istruzione Lucia Azzolina gli alunni potranno seguire le lezioni in maniera “normale”. Ma le linee guida per il ritorno tra i banchi a settembre per convivere con il Coronavirus scontenta tutti: insegnanti, presidi e studenti.


Ancora nella sua fase iniziale, il testo verrà presentato domani alla conferenza straordinaria delle Regioni. Le scuole avranno due mesi per predisporre le nuove modalità di lezione che prevedono, oltre che la frequentazione il sabato, anche turni differenziati. Linee guida che Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi ritiene «troppo generiche».


«Auspicavamo di poter leggere indicazioni più chiare, invece le decisioni sono state rinviate alle istituzioni scolastiche. Non viene indicato un livello minimo di servizio garantito, specie per la didattica in presenza», commenta a Open Giannelli.

Su Twitter Azzolina ha respinto le critiche parlando di interpretazioni molto sbagliate che alimentano la confusione. «Non so se riferisca ai nostri commenti – aggiunge Giannelli -. Ma noi avevamo chiesto più chiarezza, mentre nella bozza si ripercorre semplicemente la normativa sull’autonomia della scuola. Quella la conoscevamo già. Non c’è nulla di nuovo».

Uno dei punti fondamentali del piano della ministra Azzolina riguarda proprio il richiamo all’autonomia e flessibilità organizzativa delle scuole. «Il regime di autonomia – commenta Giannelli – è entrato in vigore venti anni fa, ma non è mai stato veramente applicato. L’autonomia nella gestione delle risorse va garantita. Ma deve esserci almeno un’indicazione delle caratteristiche minime da rispettare. Siamo a favore dell’autonomia, ma non può restare solo una parola».

Per la riorganizzazione degli spazi scolastici il compito viene rimandato ai rapporti tra gli istituti e gli enti locali che potranno mettere a disposizione luoghi alternativi. «In questo modo sono possibili soluzioni più disparate, e non è di per sé un male – dice Giannelli -. Però se non si indica uno zoccolo comune si rischia che le linee siano molto diversificate in tutto il Paese».

Una preoccupazione condivisa anche dall’associazione studentesca Unilab di Milano per cui «è facile parlare di riapertura delle scuole e di distanziamento nelle aule. Ma se si vanno a guardare la realtà delle nostre scuole a livello edilizio bisogna guardare quanto queste proposte possano essere attuabili».

«Siamo rimasti molto delusi dalla mancanza di un piano per la digitalizzazione», dice a Open Emma Creola, rappresentante di Unilab. «La speranza di tutti era che questa epidemia, dopo aver fatto luce sui grandi buchi del nostro sistema, potesse occuparsi di un rilancio dei settori che più erano rimasti indietro in questi anni». Uno tra tutti quello della didattica a distanza.

«C’è stato solo un accenno, ma nel piano non sono stati forniti gli strumenti per l’e-learning. Non si sa come sarà questa scuola. La maturità ha avuto un grandissimo impatto sulle competenze degli studenti in uscita dai licei, hanno perso mesi di lezione», afferma Creola per cui il rientro a scuola sembra essere solo una toppa al problema. «Non sappiamo se e in quale modo sarà garantita una didattica di qualità e quanta parte di questa sarà on line o da remoto. Gli strumenti per l’insegnamento dovrebbero essere il tema della ripresa invece ci è stato dato solo un contentino».

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