Stati popolari, l’urlo rap di Kento: «La pandemia ha reso invisibili anche noi che abbiamo palco e microfono» – Il video

Una canzone rap per chiamare all’unità: «Una piazza come questa deve fare riflettere anche noi sul senso di questa unità con rider, lavoratori Whirlpool, femministe, precari», dice Kento

Una pandemia, quella da Coronavirus. «E abbiamo capito che forse tanto visibili non siamo neanche noi, musicisti, cantanti, quelli col microfono sul palco». Sul palco degli Stati Popolari organizzati a Roma dal sindacalista e attivista Aboubakar Soumahoro – in risposta agli Stati Generali voluti nelle scorse settimane da Giuseppe Conte e tacciati di chiusura nei palazzi – c’è anche Kento, rapper impegnato, che interviene per raccontare le tante difficoltà del mondo dell’arte e della musica, amplificate dal lockdown e dalla crisi economica che l’epidemia ha reso schiacciante.


«Se siamo stati trattati con paternalismo troppe volte da chi comanda, allora», dice Kento prima di esibirsi con il suo rap. «Questa rimarrà la nostra lotta e quello di oggi deve essere un punto di partenza. Gli spazi non sono quelli che bonariamente ci danno i decisori sotto elezioni, o che il mercato musicale (che è già un ossimoro) ci dà quando lo decide per proprio tornaconto. Gli spazi ce li prendiamo noi».


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