Coronavirus, l’allarme di Zaia sul ceppo arrivato dalla Serbia: «Più aggressivo» – I video

Il governatore veneto ha espresso preoccupazione dopo che nella regione si sono registrati diversi focolai originati da persone arrivate dall’estero

«La situazione in Veneto è stabile e sotto controllo. Ma ci preoccupano i ceppi dei virus portati da fuori, dai Paesi esteri». Questo il timore espresso dal presidente del Veneto Luca Zaia nel corso dell’ultimo punto stampa sull’andamento dell’epidemia da Coronavirus. La preoccupazione arriva dopo che nella regione si sono registrati diversi focolai originati da persone arrivate dall’estero. «Per questa ragione – avverte Zaia – sono stati intensificati i controlli».


Nel suo discorso sui ceppi di virus diversi da quello italiano il governatore del Veneto cita Paesi come il Benin, la Serbia, il Kosovo, la Macedonia, la Moldavia, il Congo. Poi torna sulla Serbia per sottolineare che è stato fatto sequenziare proprio quel virus per isolarne e analizzarne il ceppo: «Nei quattro tamponi effettuati è emerso che la carica virale era molto elevata, i virus sono identici tra loro e appartenenti al cluster dei virus isolati in Serbia, ben diversi da quelli finora isolati in Veneto e in Italia», evidenzia Zaia. «Ad oggi non è possibile associare specifiche mutazioni alla diversa patogenicità del virus – spiega ancora il governatore – perché finora non ci sono studi che mettano in relazione forme cliniche con le mutazioni del virus».


Poi lancia una sorta di appello all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms): «Bisogna che indichi quali sono i Paesi che hanno problemi – afferma – ribadiamo da tempo». E pone l’accendo su un fenomeno allarmante: l’abbassamento dell’età media di chi contrae il virus. «C’è il caso di una mamma di 23 anni del Camerun con il bimbo di 6, due gemellini di 4 anni e la loro mamma – conclude Zaia – tutti infettati».

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