Palermo, esempio di un clima già cambiato. 563 disastri in Italia negli ultimi 9 anni – Il report

L’Osservatorio di Legambiente fotografa l’impatto dei mutamenti climatici in Italia. «Il cambiamento è già in atto, serve un piano di adattamento al clima»

Strade come fiumi e una città letteralmente sommersa da una violentissima ondata di maltempo. Nel giro di poche ore Palermo si è ritrovata così, tra macchine galleggianti, vicoli riempiti d’acqua fino a mezzo metro. «Il clima sta cambiando», gli annunci e gli avvertimenti sulla pericolosità della crisi climatica spesso si proiettano verso il futuro, all’idea di un mondo presto distrutto dai comportamenti errati dell’essere umano.


Secondo il report di Legambiente, quel «presto» però è già arrivato. «Il clima è già cambiato» è il nome della ricerca dell’Osservatorio di Legambiente sull’impatto dei mutamenti climatici in Italia. Un titolo eloquente, così come i numeri che registra.


563 disastri in 9 anni

Dal 2010 al 2019, sono 563 gli eventi registrati sulla mappa del rischio climatico, con 350 Comuni in cui sono avvenuti impatti rilevanti. Solo nel 2018, L’Italia è stata colpita da 148 eventi estremi, che hanno causato 32 vittime e oltre 4.500 sfollati. Un bilancio tragico anche per le inondazioni, in particolare, con un numero di vittime pari a 68 dal 2014 al 2018.

«Le città sono l’ambito più a rischio per le conseguenze dei cambiamenti climatici, perché è lì che vive la maggior parte della popolazione mondiale e perché episodi di piogge, trombe d’aria e ondate di calore vi hanno ormai assunto proporzioni crescenti e destinate ad aumentare, insieme alle stime dei danni che possono provocare», spiega Legambiente.

Temperatura media in continua crescita, servizio idrico in grave difficoltà e innalzamento del livello dei mari sono le principali questioni da dover risolvere e che, secondo i dati, hanno già cambiato in modo importante il clima in cui le città vivono. Situazione complessa poi è quella delle alluvioni. Il report registra 211 casi di allagamenti da piogge intense e 75 esondazioni fluviali dal 2010 ad oggi.

«La rilevanza dei danni dipende anche dal modo in cui abbiamo trasformato il territorio e reso più fragile la capacità di reagire a questi fenomeni. La ragione sta nell’incredibile consumo di suolo ed impermeabilizzazione delle aree urbane realizzato negli ultimi 70 anni, da case, capannoni, strade e parcheggi», avverte Legambiente nel suo report.

Un piano di adattamento al clima

Secondo un’indagine di Climate Central pubblicata sulla rivista Nature, se i ghiacciai continueranno a sciogliersi al ritmo attuale, 300 milioni di persone che vivono in aree costiere saranno sommerse dall’oceano almeno una volta l’anno entro il 2050, anche se le barriere fisiche che erigono contro il mare saranno potenziate. Come non pensare a Venezia, ma anche alle 40 aree italiane considerate a maggior rischio dallo studio Legambiente: Trieste, Ravenna, la foce del Pescara, il golfo di Taranto, La Spezia, Cagliari, Oristano, Trapani, Marsala, Gioia Tauro.

«Purtroppo l’Italia è l’unico grande paese senza un piano di adattamento al clima», spiega Legambiente. Un piano che permetterebbe forse di arginare un cambiamento già in atto, «perché anche il non intervento per fermare gli impatti del clima è una scelta».

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