Cambiamento climatico, l’ultimo studio conferma: metano 28 volte più potente del Co2 nell’intrappolare il calore

La metà del metano presente nell’atmosfera proviene ora dall’attività umana. Dal Global Carbon Project: «Il riscaldamento da metano è la prossima bestia da uccidere»

«L’anidride carbonica, CO2, è ancora la bestia da uccidere, ma il riscaldamento da metano è la prossima più importante». Il professor Rob Jackson, direttore del Global Carbon Project, organizzazione che cerca di quantificare le emissioni globali di gas serra e le loro cause, descrive così il ruolo del metano nel problema del surriscaldamento globale. Secondo solo all’anidride carbonica nel suo contributo al riscaldamento globale, il metano, rilasciato in quantità molto più piccole, è 28 volte più potente nell’intrappolare il calore nell’arco di 100 anni.


L’ultimo studio del Methan Budget, pubblicato su Enviromental Research Letters, mostra come oltre la metà del metano presente nell’atmosfera provenga ora dall’attività umana. Discariche, allevamento e agricoltura rappresentano i due terzi della quota, il resto è occupato da petrolio, gas e carbone, prodotti dall’industria dei combustibili fossili. Le emissioni globali del potente gas serra metano sono arrivate ai massimi livelli registrati, con un aumento di riscaldamento da 3°C a 4°C.


Jackson fa sapere che le attività del settore industriale hanno aumentato la quantità di metano nell’atmosfera di 2,6 volte, rispetto alle 1,7 volte dell’anidride carbonica. «Dato che il metano è più potente della CO 2 e ha una vita più breve nei suoi effetti sul clima, dovrebbe essere al centro degli sforzi per ridurre le emissioni», spiega.

L’Europa va meglio

Le emissioni di metano dall’agricoltura sono, nei numeri, il problema più consistente. Si parla di 15 milioni di tonnellate all’anno in Asia, Africa e Oceania, mentre negli Stati Uniti la maggiore fonte di emissione sono le tubazioni, i consumi di petrolio e gas, il fracking (fratturazione idraulica utilizzata per l’estrazione di idrocarburi), per un totale di 4,5 mila tonnellate.

L’Europa è stato l’unico continente che nella ricerca del Methane Budget ha registrato un notevole declino, grazie a forti misure per ridurre le emissioni di letame e industria. Tuttavia il lockdown causa Coronavirus pare non aver avuto un impatto sulle emissioni di metano tanto quanto su CO2 e biossido di azoto, soprattutto in agricoltura, dove le misure restrittive su trasporti e industrie non ha condizionato a tal punto il lavoro.

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