In Evidenza ENISiriaUSA
SCIENZE E INNOVAZIONECambiamento climaticoCoronavirusPolitiche ambientaliRicerca scientificaUSA

Per prevenire la prossima pandemia basta investire il 2% di quanto il sistema economico pagherà a causa del Coronavirus – Lo studio

25 Luglio 2020 - 11:16 Valerio Berra
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista "Science" i fronti su cui investire riguardano la tutela delle specie selvatiche, quelle da cui è arrivato il virus che ha piegato il mondo

«È ingenuo pensare alla pandemia di Coronavirus come a un evento che accade una volta in un secolo». Andrew Dobson, professore alla Princeton University, non poteva essere più chiaro quando ha presentato la sua ricerca (pubblicata su Science) su come evitare che nuove pandemie sconvolgano il mondo, uccidendo centinaia di migliaia di persone.

La soluzione prevista dalle analisi del team di Dobson per evitare un nuovo Coronavirus non ha nulla a che fare con le norme sanitarie o con i sistemi economici. Parte da tutto un altro ambito: l’ambiente.

Come riporta il The Guardian, il prezzo da pagare per attuare tutte le strategie necessarie a evitare nuove epidemie su scala globale sarebbe il 2% del danno che il sistema economico dovrà pagare nei prossimi anni. Per il team di ricercatori che hanno condotto questa analisi è necessario ripartire dalla protezione della fauna selvatica quella stessa fauna selvatica da cui è arrivato il virus che ha piegato il mondo.

Il costo da sostenere per tutelare l’ecosistema

I ricercatori hanno stimato che la cifra necessaria per mettersi al riparo da una nuova pandemia è di 260 miliardi di dollari, ovvero il 2% degli oltre 11mila miliardi che invece dovrebbero essere l’ammontare totale del danno al sistema economico mondiale.

Questi fondi, sempre secondo le analisi del team di Dobson, dovrebbero essere investiti in una serie di programmi chiave che vanno dalla regolamentazione del commercio di animali selvatici al controllo delle malattie presenti in queste specie fino alla riduzione della deforestazione.

Nello studio si parla anche della Cina e del suo commercio di carne selvatica, solo in parte fermato dopo l’esplosione dei primi focolai a Wuhan. Secondo Dobson poi i veterinari che si occupano di animali selvatici in questo Paese sarebbero troppo pochi: «Mancano le truppe nelle trincee in prima linea».

Il professor Stuart Pimm della Duke University, un’altra delle firme della ricerca, ha spiegato che lavorare su questi fronti è il modo migliore di scommettere sul futuro: «Gli investimenti nella prevenzione potrebbero essere la migliore polizza assicurativa per la salute umana e l’economia globale in futuro. Potremmo fermare le future pandemie prima che inizino».

Leggi anche:

Articoli di SCIENZE E INNOVAZIONE più letti