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Strage Corinaldo, condannata la banda dello spray: pene dai 10 ai 12 anni. La delusione dei parenti: «I figli non ce li ridà più nessuno»

30 Luglio 2020 - 15:22 Fabio Giuffrida
Sono stati riconosciuti tutti i capi di imputazione tranne l'associazione a delinquere. Confermato anche l'omicidio preterintenzionale

Per la strage della discoteca “Lanterna Azzurra” di Corinaldo, verificatasi la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, sono stati riconosciuti tutti i capi di imputazione tranne l’associazione a delinquere. Confermato anche l’omicidio preterintenzionale. Le pene, per i sei imputati, vanno dai 10 ai 12 anni e quattro mesi di carcere.

Lo spray al peperoncino

L’udienza con rito abbreviato, a carico della “banda dello spray”, era cominciata stamattina, poco prima delle 11, a porte chiuse ad Ancona. Davanti al gup Paola Moscaroli, erano presenti in aula i sei imputati, tutti giovanissimi e originari della Bassa Modenese, accusati di associazione a delinquere finalizzata a rapine e furti con strappo utilizzando anche lo spray al peperoncino.

70 le parti civili in giudizio

Sarebbero stati proprio gli spruzzi della sostanza urticante a causare il fuggi fuggi in discoteca, a Corinaldo (mentre i ragazzi, nel locale, attendevano l’esibizione di Sfera Ebbasta), terminato poi con il cedimento di una balaustra fuori dall’uscita di sicurezza. Nella calca morirono cinque giovani – Asia Nasoni, Benedetta Vitali, Daniele Pongetti, Emma Fabini e Mattia Orlandi – e la 39enne Eleonora Girolimini. Per gli imputati i pm avevano chiesto pene tra i 16 e i 18 anni di carcere; circa 70 le parti civili in giudizio.

Lo sconforto dei familiari delle vittime

«I figli non ce li ridà più nessuno…» ha detto Giuseppe Orlandi, padre di Mattia, uno dei cinque minorenni morti nella strage. «Ti chiamano alle 2.30 di notte e ti dicono di andare a Corinaldo perché è successo qualcosa di grave….tuo figlio è lì, pensi sia successa una rissa, che sia trovato in mezzo, che sia rotto un braccio, una gamba; poi lo trovi lì, sotto un lenzuolo bianco… questi ci dovranno dire per quale motivo». Intanto Moez Akari, Souhaib Haddada e Andrea Cavallari, ovvero tre dei sei imputati, hanno chiesto scusa ai famigliari delle vittime ribadendo, però, l’estraneità della loro condotta alle morti. «Non crediamo alle loro false dichiarazioni – ha affermato Francesco, fratello di un’altra vittima, Benedetta Vitali, 15 anni – L’augurio è che l’altro processo cominci il prima possibile per avere giustizia per le nostre vittime», ha aggiunto riferendosi al procedimento parallelo in cui sono chiamate in causa 17 persone. Dai proprietari ai gestori del locale fino ai componenti della Commissione vigilanza per i pubblici spettacoli.

Foto in copertina di repertorio: ANSA/STRINGER

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