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Dopo “negazionismo” e “ottimismo”, le “supposte di realismo” di Lopalco: «Contagi legati al rispetto delle regole»

02 Agosto 2020 - 17:50 Redazione
Il rischio di vedere impennate come sta succedendo in Francia e in Spagna c'è, eccome.

Pier Luigi Lopalco non la prende affatto alla lontana e, con la proverbiale schiettezza che lo contraddistingue, va dritto al punto, pubblicando un lungo messaggio su Facebook. Dopo «tante iniezioni di ottimismo», dice, «credo sia doveroso una bella dose di richiamo di sano realismo». «Supposte di realismo», le chiama, accompagnando il post con una inequivocabile foto di supposta, appunto. Quello cui fa riferimento sono le diverse narrazioni sulla situazione sanitaria dovuta alla pandemia da Coronavirus: tra queste, quelle che di chi ha provato a negare l’esistenza di una situazione epidemiologica davvero delicata in tutto il mondo, e, in particolare, in Italia.

Il post

L’epidemiologo esordisce nel post mettendo a confronto tre Paesi europei, vicini di casa dell’Italia e che hanno subìto duramente l’effetto del Covid. «Spagna, Francia e Germania, i Paesi europei a noi più prossimi, riportano un’importante impennata di casi. In Italia si registrano le prime avvisaglie e le domande dalle cento pistole arrivano implacabili: avremo anche noi una simile impennata? Se negli altri Paesi è già avvenuto, come mai da noi non si è ancora verificato?», scrive nel post.

Lopalco spiega, allora, che il virus ha «una ferrea logica matematica: se ci sono suscettibili da infettare e gli diamo la possibilità di farlo, lui infetta. In Italia è suscettibile almeno il 90% della popolazione. Al Sud il 99%. Dobbiamo dunque limitarne la circolazione». Lopalco prosegue nella spiegazione, e sottolinea come la diversa «tempistica che osserviamo fra i casi francesi o tedeschi e quelli italiani dipende dal fatto che quando un po’ in tutta Europa è stato allentato il lockdown, le epidemie nazionali si trovavano a livelli diversi di “maturazione”».

Questo perché nel Paese il virus circolava in forma acuta già a marzo, mentre in Italia a giugno «l’incendio era stato spento con maggiore efficacia rispetto ad altri Paesi dove il virus era arrivato con qualche settimana di ritardo. In quei paesi c’erano molto probabilmente ancora tanti portatori in giro quando si è riaperto tutto». «Le dinamiche osservate in Francia, dunque, con qualche settimana di ritardo, potrebbero riprodursi anche da noi. Uso il condizionale perché in queste fasi i modelli matematici hanno scarsa attendibilità. Il decorso della curva epidemica, infatti, dipende fortemente dal numero di focolai che si accendono e dalla capacità locale di spegnerli».

E conclude, dicendo: «Vedremo dunque lo stesso aumento? Possibile. La probabilità sarà invece legata alla capacità di risposta della sanità pubblica e alla ripresa da parte dei cittadini di quel minimo di rispetto delle regole che si è colpevolmente abbandonato». 

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