È una sentenza che farà (e fa già) discutere quella di un Giudice di Pace di Frosinone che ha annullato una sanzione amministrativa, elevata sulla base del Dpcm del 9 marzo 2020. Nello specifico il giudice ha accolto il ricorso di un cittadino, sanzionato per essersi allontanato dalla propria abitazione, disponendo l’annullamento dell’atto e la compensazione delle spese. Ma il nocciolo della questione sono le motivazioni.
Le due motivazioni
Le argomentazioni mosse dal giudice sono due. La prima riguarda la «illegittimità della dichiarazione dello stato di emergenza per violazione dell’art. 95 e 79 della Costituzione e dei conseguenti Dpcm». Per il giudice di pace la situazione di «rischio sanitario» non rientrerebbe tra gli «eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo», per i quali è previsto lo stato di emergenza in base a quanto stabilito dal decreto legislativo 1/2018, ovvero il Codice della Protezione Civile. Il giudice, in riferimento alla Costituzione, argomenta come nella Carta fondamentale non sia previsto alcuno stato di emergenza ad eccezione dello stato di guerra.
La seconda motivazione attiene invece alla «illegittimità del Dpcm per violazione dell’art. 13 della Costituzione». Qui il giudice ha ritenuto illegittimo il «divieto generale ed assoluto di spostamento al di fuori della propria abitazione, con limitate e specifiche eccezioni», in quanto questo «configura un vero e proprio obbligo di permanenza domiciliare». «Tuttavia – prosegue il giudice – nel nostro ordinamento giuridico penalistico, l’obbligo di permanenza domiciliare è già noto e consiste in una sanzione penale restrittiva della libertà personale che viene irrogata dal giudice di pace penale per alcuni reati».
Essendo inoltre il Dpcm un atto amministrativo, il giudice sottolinea come non si possa procedere a sollevare la questione di legittimità costituzionale davanti alla Consulta, ma solo procedere alla disapplicazione dell’atto amministrativo illegittimo per violazione di legge.
Sentenza isolata che non riguarda altri casi
In conclusione, a dispetto della confusione che si fa in queste ore sui social, i Dpcm in vigore restano validissimi. La sentenza riguarda un solo caso e non è vincolante per altri giudici, non essendo stata emessa dalla Corte costituzionale. In ultimo, trattandosi di sentenza di primo grado, resta da vedere se la decisione sarà impugnata dalla Procura di Frosinone.
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