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Caso camici in Lombardia, la difesa di Fontana: «sbigottito» dal contratto con la società del cognato

04 Agosto 2020 - 12:01 Redazione
La testimonianza è di Giulia Martinelli, capo della segreteria del governatore lombardo

Sarebbe rimasto «sbigottito» il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, dopo aver saputo del contratto siglato senza gara con Dama Spa, per la fornitura di 75 mila camici e 7 mila kit di calzari e cuffie. La difesa del governatore punta di nuovo a dimostrare come non sapesse nulla di quel contratto a titolo oneroso tra la Regione e la società di cui è amministratore delegato il cognato Andrea Dini. Del contratto Fontana sarebbe venuto a conoscenza tra l’11 e il 12 maggio scorsi. A testimoniare lo sbigottimento del presidente è il capo della sua segreteria, Giulia Martinelli, in un verbale contenuto in una cartelletta consegnata dai legali di Fontana al quarto piano del Palazzo di Giustizia. Prima dell’11-12 maggio Fontana, mai messo al corrente della fornitura e del conflitto di interessi che comportava, era convinto che l’azienda del cognato, come molte altre, avesse deciso di regalare in beneficenza i dispositivi di protezione individuale. Questa è, a grandi linee, il contenuto della testimonianza prodotta dalla difesa, come riporta il quotidiano Il Giorno.

Non è da escludersi che, dopo la pausa estiva e l’analisi delle carte da parte degli inquirenti, Fontana possa decidere di farsi interrogare per fornire la sua personale versione dei fatti. Secondo quanto emerge dall’indagine, ad informare Martinelli sarebbe stato il direttore generale dimissionario di Aria Spa (la centrale acquisti regionale), Filippo Bongiovanni, indagato insieme a Fontana e Dini. Salito il caso agli onori delle cronache, il 20 maggio scorso Dini via mail ha comunicato al dg di Aria di voler trasformare la fornitura in donazione parziale, consegnando 50mila camici. Secondo gli inquirenti, avrebbe poi tentato, senza riuscirci, di rivendere i 25mila camici rimasti in magazzino – ora sequestrati – a 9 euro l’uno. L’ipotesi dei pm, sempre respinta da Dini, è che abbia tentato di rientrare in parte dal mancato profitto derivante dalla trasformazione del contratto.

Sempre secondo i pm, per cercare di risarcire il cognato per i mancati introiti, Fontana ha tentato di inviargli un bonifico da 250mila euro proveniente da un conto svizzero. La movimentazione però, considerata sospetta, è stata segnalata dall’Antiriciclaggio della Banca d’Italia alla Guardia di Finanza. E qui si è aperto un altro fronte, quello relativo ai capitali svizzeri del presidente, ereditati dalla madre. Sul fronte politico invece, mentre le opposizioni hanno annunciato una mozione di sfiducia contro il presidente lombardo, Salvini gli ha ribadito il suo sostegno, anche per una possibile ricandidatura nel 2023: «Se Attilio lo vorrà andremo avanti», ha detto il leader leghista, aggiungendo che «chi diffama la Lombardia, i suoi ospedali, ha un atteggiamento criminale».

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