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Bielorussia: finito il blackout, comincia la ricerca disperata di amici e parenti arrestati – Le storie

Internet e le linee telefoniche sono state riattivate dopo tre giorni. Ma non tutti sono riusciti a rintracciare i propri cari. «Alcuni sono scomparsi durante le proteste e non abbiamo notizie su di loro», dice l'attivista Daša Słabčanka

Sono da poco passate le 13 di mercoledì 12 agosto quando internet e le linee telefoniche tornano a funzionare in Bielorussia. Il blackout – secondo l’opposizione voluto dal governo, anche se non ci sono conferme ufficiali – è durato tre giorni.

Il buio dopo il blackout

Lunedì 10 agosto, il presidente Aleksandr Lukashenko – fresco di rielezione – aveva dichiarato in un’intervista che le interruzioni al web provenivano dall’estero e non erano iniziativa del governo bielorusso, ma le versioni ufficiali sono state accolte con scetticismo al di fuori del Paese. Più di 50 organizzazioni umanitarie hanno scritto al governo bielorusso per denunciare quanto stava accadendo.

Per tre giorni, mentre infuriavano le proteste a seguito del voto che ha visto Lukashenko rieletto con oltre l’80% dei consensi, i cittadini della Repubblica Popolare Bielorussa hanno avuto enormi difficoltà a contattare amici e parenti. Ma anche a rimanere informati su quanto stesse realmente accadendo nel Paese. «All’improvviso la maggior parte dei messaggi nel mio thread su Facebook era di amici arrestati e di cui si erano perse le tracce – racconta Daša Słabčanka, giovane attivista di 36 anni -. Alcuni sono scomparsi il 9 agosto e non ci sono ancora informazioni su di loro».

EPA/TATIANA ZENKOVICH – Un gruppo di persone si è riunito fuori da una struttura di detenzione temporanea a Minsk

Prima che i media dell’opposizione tornassero a funzionare mercoledì, la principale fonte di informazione è stato un canale Telegram, Nexta, che è riuscita a aggirare le limitazioni. Altrimenti, l’unica alternativa era cercare di farsi mandare notizie da amici o parenti all’estero. «Mi chiedevo: “Cosa proveranno le persone quando torneranno online, quando vedranno massacri come quello perpetrato da 10 poliziotti che hanno picchiato una persona solo per divertimento?” – dice Daša -. Mia sorella è scappata tra proiettili di gomma e fumogeni. Una volta ha evitato l’arresto, o peggio, solo perché un ragazzo sconosciuto le ha aperto la sua casa e l’ha lasciata entrare».

I dubbi sul numero di arresti

Secondo il ministero dell’Interno bielorusso, le persone finite in manette sono circa 6mila in totale. Ma per Veronika Laputska, ricercatrice bielorussa presso l’Eurasian States in Transition Research Center, gli arresti potrebbero essere almeno doppio. «Non c’è una sola persona che conosco che non ha almeno un amico o un parente che è stato arrestato – dichiara Laputska a Open -. Gli arresti nel Paese sono stati brutali: la polizia trascinava le persone fuori dalle macchine indiscriminatamente». Anche Daša racconta che almeno una dozzina dei suoi amici sono stati arrestati o non sono rintracciabili.

EPA/YAUHEN YERCHAK – A Minsk un gruppo di donne protesta in solidarietà contro i feriti e detenuti

Nel frattempo, la Bielorussia ha confermato che un manifestante è morto dopo l’arresto e la condanna a 10 giorni di reclusione. Aveva 25 anni. «Il movimento di protesta non ha leader chiari, il che vuol dire che probabilmente le contestazioni saranno sporadiche – spiega Veronika -. Adesso che le persone sono tornate a informarsi e si sono rese conto di quello che è successo, hanno paura. Ma le manifestazioni e le proteste stanno assumendo forme creative, anche tra chi chiede al governo solo di liberare i propri familiari o amici». Il 12 agosto a Minsk oltre 200 donne vestite di bianco hanno formato una catena di solidarietà per chiedere al governo di posare la armi. E la polizia non ha potuto fare altro che rimanere a guardare.

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