Coronavirus, i numeri in chiaro. Gloria Taliani: «Seconda ondata? Non sarà come la prima. Mappare i viaggiatori per frenare il contagio»

La professoressa dell’Università La Sapienza: «Fondamentale tracciare gli asintomatici e chi torna dalle zone a rischio. Gli ultimi dati? Non dobbiamo creare allarmismi estremi»

Interrogato sui rischi di un nuovo lockdown, il ministro della Salute Roberto Speranza ha subito chiarito che l’ipotesi non è sul tavolo. Il trend in crescita ha portato l’Italia indietro con la memoria ai primi mesi dalla pandemia da Coronavirus. «Se la finalità di sollevare polemiche sull’aumento dei contagi è quella di mantenere alta l’attenzione tra la popolazione allora parliamone il più possibile, ma se vogliamo fare polemica politica allora la trovo inutile e fuorviante», dice a Open Gloria Taliani, professoressa ordinaria di Malattie infettive all’Università La Sapienza di Roma, commentando i timori delle ultime settimane sui dati del monitoraggio da Coronavirus.


«In termini assoluti i numeri che leggiamo quotidianamente ci dicono poco sull’andamento dell’epidemia se non li associamo ad altri variabili, come al numero di tamponi», dice Taliani. «Possiamo usarli a scopo di deterrenza, comunicando che il virus è ancora presente e continua a determinare infezioni più o meno manifeste sollecitando così l’uso della mascherina, il distanziamento e in generale comportamenti responsabili», dice la professoressa.


«Quadro clinico stabile»

Della crescita rilevata negli ultimi giorni – con i nuovi contagi che per la prima volta da tempo sono tornati sopra quota 1.000 – Taliani chiarisce che non sappiamo su quali tipi di soggetti vengono eseguiti. «È chiaro che se i tamponi riguardano contatti di persone positive – che è quello che dovrebbe accadere – allora i numeri non sorprendono. Se invece vengono fatti su una popolazione scelta casualmente su soggetti che non hanno una storia di esposizione, o comportamenti a rischio, allora possono essere allarmanti».

Uno dei dati che ha subito meno oscillazioni è quello relativo alle terapie intensive. «Questi numeri – aggiunge Taliani – ci dicono che il quadro ospedaliero clinico è stabile. Allo stesso tempo ci impongono di essere cauti e attenti sia rispetto ai nostri comportamenti che a quelli delle persone con cui abbiamo interazioni. La comunicazione dei dati deve avere lo scopo di tenere alta l’attenzione. Il virus circola, ma non dobbiamo creare allarmismi estremi». 

L’importanza del monitoraggio dei viaggiatori

La Lombardia è tornata ad essere la regione più colpita dall’incremento, insieme a Lazio e Veneto. Nell’ultima settimana, proprio il governatore veneto Luca Zaia ha detto che sul suo territorio la situazione è sotto controllo, nonostante l’allarme del virologo Crisanti che ha imputato la crescita al movimento di vacanzieri nella Regione. «Dobbiamo capire se siamo capaci di tracciare i viaggiatori con maggiore capacità di diffusione dell’infezione – dice Taliani -, ovvero asintomatici ma infetti o persone che tornano da zone a rischio. Se riusciamo a fare di questi soggetti una sufficiente mappatura tale da avere un isolamento preventivo il problema si esaurirà nel tempo. E il Veneto sembra in grado di farlo».

«Tornare alla situazione di inizio anno? Non ipotizzabile»

Per Taliani non è neanche «ipotizzabile» una seconda ondata sui livelli della prima: «Non potremmo mai avere una circolazione del virus silenziosa come quella avvenuta a inizio anno. Un modello tale non può ripetersi. È fuori questione». Ma il presupposto – aggiunge – per avere la certezza che questo non avvenga è «mantenere alta la capacità di controllo e sorveglianza» e fare appello alla responsabilità individuale.

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