Coronavirus, i numeri in chiaro. Il virologo Pregliasco: «Siamo tornati all’inizio del film»

Il numero dei nuovi contagi di questi giorni è simile a quello di maggio: a cambiare è la gravità dei casi che vengono registrati

«Se usi la mascherina è perché hai paura». Sono queste le parole che si è sentito dire il figlio di Fabrizio Pregliasco mentre stava facendo uno stage in azienda. A raccontarlo è stato direttamente il virologo questa mattina, ai microfoni di Radio Cusano campus. Suo figlio non continuerà lo stage in quell’azienda. Quello che resta è la preoccupazione per il disinteresse con cui viene preso il Coronavirus.


Nelle ultime 24 ore i nuovi casi di contagio sono stati 1.411. E in nessuna regione si sono registrati zero contagi. Per trovare delle cifre simili bisogna tornare indietro a maggio. Anche se quei numeri non avevano lo stesso valore: le cifre erano le stesse ma i malati a cui si riferivano presentavano sintomi ben più gravi. A spiegarlo, dopo l’intervento in radio di questa mattina, è lo stesso Pregliasco.


Pregliasco, i contagi oggi sono saliti a 1.411. Numeri che non si vedevano da maggio. E nessuna regione è a zero contagi. Sono dati che vedremo aumentare sempre di più?

«La situazione non è la stessa. La modalità di campionamento dei casi è diversa: a maggio erano casi sintomatici, rilevanti. All’epoca riuscivamo a campionare solo i soggetti sintomatici. Oggi invece in questo conteggio rientrano anche quelli asintomatici. I focolai poi sono diversi: coinvolgono i giovani. Nelle prossime settimane vedremo valori simili alla Spagna o al Regno Unito. Questa situazione c’era già a gennaio, quando nel nostro territorio esistevano una serie di casi non sintomatici importati dall’estero. Siamo tornati all’inizio del film».

In un’intervista a Radio Cusano Campus lei ha spiegato che suo figlio ha lasciato uno stage perché nessuno metteva la mascherina. Quando ritorneremo a preoccuparci della Covid-19?

«Mio figlio mi ha raccontato che tutti dicevano “Chi si mette la mascherina ha paura”. Situazione che è chiara anche negli eccessi che abbiamo visto in certe discoteche, dove poi sono nati i focolai. A volte c’è anche una combinazione sfortunata. In Sardegna, in quei luoghi di punta come il Billionaire, probabilmente c’erano persone che erano state in altre parti d’Europa, magari la settimana prima a Londra e quella prima ancora a Lisbona.

Per quanto riguarda la percezione del pericolo penso all’influenza. La difficoltà legata alla campagna di vaccinazione per l’influenza è che sembra una malattia banale. Cosa che non avviene per altre malattie come la meningite. È una percezione sbagliata: il giovane magari non si fa male ma con il contagio può uccidere il nonno».

La scuola è destinata a riaprire. Ma tutto il resto? Penso alle categorie sportive amatoriali, alle piccole scuole di ballo o ai gruppi scout. Saranno destinati tutti a chiudere ancora con l’aumentare dei contagi?

«Io dico che bisogna vedere giorno per giorno. L’apertura è uno stress test, non sappiamo cosa succederà: dobbiamo pianificare con attenzione e vedere come va. Dovremo vedere anche come andrà la stagione influenzale. Certo, ci saranno tante difficoltà da dover affrontare».

Per le elezioni e il referendum di settembre i protocolli anti-Covid saranno all’altezza dell’epidemia?

«Sicuramente ci sarà un movimento imponente di persone ma con il buon senso si riuscirà a fare fronte a questa situazione. Sono più preoccupato per la riapertura della scuola».

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