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Coronavirus, i numeri in chiaro. Il virologo Crisanti: «400mila tamponi al giorno o chiudiamo le scuole»

29 Agosto 2020 - 19:31 Fabio Giuffrida
A Open il padre del "modello Veneto" spiega cosa potrebbe accadere nelle prossime settimane, soprattutto con la riapertura delle scuole prevista per il 14 settembre

I dati di oggi, 29 agosto, ci dicono che il Coronavirus non accenna a scomparire: 1.444 casi in 24 ore in tutta Italia a fronte di 99.108 tamponi. «Non bastano, ne servono almeno il triplo: 300mila o 400mila al giorno se vogliamo riaprire le scuole e far ripartire tutte le attività. Solo così potremmo convivere col virus. Il segreto è quello di intercettare gli asintomatici per evitare l’aumento dei casi». A parlare a Open è il professor Andrea Crisanti, virologo e papà del “modello Veneto” che si dice molto preoccupato per la riapertura delle scuole prevista per il 14 settembre.

Cosa succederà a settembre

«Molti infetti popoleranno le classi ma, in mezzo a loro, ci saranno anche quelli con l’influenza. Come fare a distinguerli? Serviranno i tamponi. Intanto, nell’attesa del risultato, andranno tutti in quarantena. Docenti, compagni di classe e famiglia dell’alunno. Più ci sbrighiamo ad aumentare il numero di tamponi giornalieri, più potremmo pensare di tenere aperte le scuole».

Il rimprovero a Flavio Briatore

Il dato positivo di oggi è quello relativo ai guariti e ai dimessi che hanno superato quota 1.000 in appena 24 ore. Il virus, come è stato detto più volte, circola soprattutto tra i giovani che si ammalano meno ma rischiano di infettare i più vulnerabili come anziani e immunodepressi: «Il problema, adesso, non sono i migranti, che vanno protetti e non ammassati nelle strutture, ma i giovani che sono andati in giro in maniera sconsiderata. Flavio Briatore, ad esempio, ha mostrato noncuranza, una scarsa attenzione al problema dimenticandosi, però, che non è solo responsabile di se stesso ma anche di chi lavora con lui e di chi va nei suoi locali».

«L’epidemia adesso si è diffusa in tutta Italia»

«L’Italia è indietro di un mese rispetto a Francia e Spagna solo perché il governo ha eliminato gradualmente le restrizioni. Ma attenzione, con l’apertura delle scuole, di cui non possiamo fare a meno, saremo chiamati a vincere un’importante sfida. Rischiamo davvero di chiuderle e di creare altre zone rosse. L’epidemia, infatti, che prima aveva colpito solo una parte dell’Italia, adesso è molto più diffusa su tutto il territorio».

Foto in copertina di repertorio: ANSA/FILIPPO VENEZIA

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