Patrick Zaki ha rivisto la sua famiglia per la prima volta dopo oltre 5 mesi in carcere

A dare la notizia è stato il gruppo Free Patrick, che ha riportato le parole della madre del ragazzo: «Ha perso peso ma sta bene»

Patrick Zaki sarebbe in buone condizioni. La notizia è stata data dal gruppo Free Patrick: lo studente egiziano dell’Università di Bologna, arrestato nel febbraio del 2020, si sarebbe incontrato con sua madre. Si tratta della prima volta in oltre 5 mesi che il ragazzo 29enne ha potuto vedere un membro della sua famiglia.


A rivelarlo è stata la madre del ragazzo, secondo la quale Patrick sarebbe in buona salute, anche se avrebbe perso un po’ di peso e il suo aspetto sarebbe cambiato leggermente. Stando a quanto riportato dal gruppo Free Patrick, la visita avrebbe avuto un impatto positivo su di lui, anche se si è mostrato preoccupato per lo stato dei suoi studi, oltre che per la sua detenzione che ormai si prolunga di mese in mese, senza una chiara scadenza.


Il ricordo della sorella di Patrick

Soltanto qualche giorno fa su Facebook la sorella di Patrick, Marise, ricordava che sono passati oltre 200 giorni, 7 mesi, dal suo arresto all’aeroporto del Cairo in Egitto con l’accusa di diffusione di informazioni dannose ed incitazioni ad azioni dannose contro lo stato egiziano. D’allora Patrick è stato tenuto nella sezione Scorpion II della prigione di Tora, nella periferia meridionale del Cairo. Qui solitamente finiscono i detenuti per reati di coscienza.

Patrick sta scontando una pena in attesa di giudizio. Per mesi la famiglia e gli avvocati di Zaki non hanno avuto notizie sulla sua detenzione che è stata periodicamente rinnovata. L’ultima volta è stato il 27 luglio, per altri 45 giorni, suscitando un tweet sdegnato del Partito Democratico che ha chiesto al Governo «di attivarsi con l’Unione Europea per porre fine con ogni mezzo a questa detenzione illegale».

Il 26 luglio, per la prima volta dal 7 marzo, Zaki aveva partecipato all’udienza davanti al Tribunale penale che ha in carico il suo processo. Un segnale che aveva fatto sperare sia i suoi legali sia la sua famiglia che la scarcerazione non fosse poi così lontana. Così non è stato.

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