Caivano, il compagno di Maria Paola: «Vorrei essere morto io e non lei, non ho più sogni per il futuro»

Ciro ha ancora i segni dell’aggressione: lividi, graffi e un occhio nero. «Maria Paola è stata la prima ragazza di cui mi sono innamorato tre anni fa» ha raccontato

Ha un braccio sinistro bloccato da un tutore, ha lividi e graffi sul corpo e persino un occhio nero. Si presenta così Ciro, 22 anni, compagno di Maria Paola, la ragazza morta a seguito dello speronamento dello scooter su cui viaggiava con il fidanzato, ad opera del fratello, Michele Antonio, di 30 anni. Lui che non aveva mai accettato la relazione tra i due, tra la sorella e Ciro, uomo transgender.


«Maria Paola è stata la prima ragazza di cui mi sono innamorato tre anni fa» racconta Ciro al Corriere. I due si sono conosciuti a Caivano, poi sono andati a vivere insieme ad Acerra perché «volevamo allontanarci dalla loro famiglia, loro ci hanno sempre ostacolati. Non volevano che stessimo insieme perché dicevano che eravamo due femmine».


Il fratello della ragazza, accusato di omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi, in passato sarebbe andato a casa di Ciro minacciando la sua famiglia. A raccontarlo è la madre di lui. «Chiedo giustizia non per me ma per lei, io non ho più sogni per il futuro» continua Ciro intervistato da la Repubblica. «Dicevano che a Maria l’avevo infettata. Vorrei essere morto io e non lei. Maria Paola era la donna della mia vita» continua. «Li ho sentiti dire perfino che avrebbero preferito che la figlia morisse che stare con uno come me».

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