Alla Casa Bianca Trump firma la sua pace americana in Medio Oriente. Ecco cosa prevedono gli accordi di Abramo

Israele, Emirati Arabi e Bahrein hanno raggiunto a Washington la normalizzazione dei rapporti con Israele

«Una svolta storica per la pace nella Regione». Con queste parole Donald Trump ha commentato l’accordo di normalizzazione dei rapporti tra Israele ed Emirati Arabi da una parte e Bahrein dall’altra che è stata firmata oggi alla Casa Bianca. Davanti al premier israeliano Benjamin Netanyahu, i ministri degli Esteri degli Emirati Arabi, Abdullah bin Zayed Al Nahyan, e del Bahrein, Khalid bin Ahmed bin Mohammed Al Khalifa, Trump ha messo il suo sigillo sulla “pax americana” in Medio Oriente attraverso “gli accordi di Abramo”. Una scelta di tempistiche cruciale per il presidente che a due mesi dalle elezioni del 3 novembre può “vantare” davanti ai suoi elettori, e ai leader stranieri, un accordo che può facilmente vendere come un successo. La firma segue l’accordo tra Emirati Arabi ed Israele annunciato lo scorso 14 agosto per la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi. Abu Dhabi, dopo Egitto e Giordania, si va ad aggiungere alla lista dei Paesi arabi che si sono ufficialmente avvicinati a Tel-Aviv. Pochi giorni fa anche il Bahrein ha deciso di rompere ufficialmente l’ostilità con Israele e avviare rapporti – già presenti ufficiosamente – con lo Stato israeliano.


I vantaggi dell’accordo

Dopo aver presentato a gennaio un piano per la pace tra Israele e Palestina attraverso il suo Deal of the Century, l’amministrazione Trump ha deciso di spostare la sua attenzione su un obiettivo più alla portata. Una normalizzazione delle relazioni tra storici partner di Washington. Israele ed Emirati Arabi hanno sempre avuto rapporti dietro le quinte, sia militari che commerciali, ma l’uscita allo scoperto permette ai due Paesi di avere ulteriori vantaggi. Soprattutto in chiave anti iraniana. In un’intervista a Fox News, come già trapelato nei giorni scorsi, Donald Trump ha detto che non avrebbe alcun problema a vendere i caccia Usa F-35 agli Emirati Arabi, nonostante l’opposizione di Israele. Un acquisto che Abu Dhabi insegue da tempo e che andrebbe a rafforzare le sue aspirazioni di potenza regionale, ridimensionate recentemente dai fallimenti in Yemen e in Libia. «Personalmente non avrei alcun problema con questo», ha aggiunto ponendo l’accento sui «posti di lavoro» che creerebbe negli Usa un contratto del genere.


La soluzione a due Stati

L’accordo tra Emirati e Israele, come delineato ad agosto, prevede la sospensione dell’annessione di parti della Cisgiordania da parte di Israele. Anche se – secondo quanto affermato dall’autorità israeliane ad agosto – l’annessione sembra solo sospesa e non abbandonata del tutto. Da parte di Abu Dhabi c’è ancora sul tavolo come parte dell’intesa la soluzione a due Stati: ovvero uno stato israeliano e uno palestinese. Lo stesso intento era stato annunciato a gennaio quando Trump svelò il piano del secolo per portare la pace in Medio Oriente. Ma dubbi rimangono sul futuro stato palestinese, sia da parte di Abu Mazen, presidente dell’Autorità Palestinese, che della comunità internazionale. Nel piano della Casa Bianca ai palestinesi spetterebbero dei territori sparsi a macchia d’olio. Dei pezzi di terra che difficilmente si possono chiamare “Stato”. Ma Trump è convinto: «Alla fine anche i palestinesi arriveranno a un punto in cui vorranno unirsi all’accordo di pace» con Israele, dopo l’adesione di altri Stati arabi. «Avremo la pace in Medio Oriente senza queste stupidaggini, questo sparare a tutti, uccidere tutti, questo spargere sangue sulla sabbia». Alla Casa Bianca Trump ha annunciato che altri cinque Stati arabi normalizzeranno presto i loro rapporti con Tel-Aviv, senza rivelare i nomi.

L’accordo per i palestinesi

Dalle parole di Abu Mazen sembra chiaro che l’incontro a Washington non sia niente più che una passerella. In un colloquio telefonico con il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, il presidente palestinese ha ribadito la determinazione a contrastare tutte le iniziative «volte e liquidare la nostra causa nazionale e a privarci dei nostri diritti», ossia la realizzazione del “Piano Trump”. «Non rinunceremo mai – ha confermato – ai nostri diritti nazionali, a Gerusalemme e al diritto del ritorno». Alla Casa Bianca Trump ha evocato l’avvento di «un Nuovo Medio Oriente». Mentre Netanyahu ha parlato di una «alba di Pace». Almeno per loro sarà un nuovo giorno. Per i palestinesi invece bisognerà aspettare.

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