Quell’ambiguità sulla Russia che il Movimento 5 stelle non vuole scrollarsi di dosso

Nella seduta di ieri il Parlamento europeo ha votato una risoluzione contro Lukashenko e un documento sull’avvelenamento di Alexei Navalny. Che il Movimento ha scelto di non condividere

Ieri il Parlamento europeo ha votato una risoluzione che non riconosce i risultati delle elezioni in Bielorussia e chiede di imporre sanzioni economiche al governo di Alexander Lukashenko. Nel documento si condannano “le intimidazioni e l’uso sproporzionato della forza nei confronti dei manifestanti pacifici”, il Parlamento non riconoscerà Lukashenko come presidente legittimo a partire dal 5 novembre, scadenza ufficiale dell’attuale mandato. La mozione è passata a larga maggioranza, con 574 sì, 37 no e 82 astenuti. A fare notizia in Italia è l’astensione della Lega, che così facendo appoggia indirettamente la politica repressiva di un dittatore dalla condotta imperdonabile. Per rendere effettive le sanzioni servirà un via libera del Consiglio europeo. Quella sulla Bielorussia però non è stata l’unica risoluzione della giornata: il Parlamento ha approvato, con 532 sì, 84 no e 72 astenuti, anche un documento che condanna l’avvelenamento del dissidente russo Alexei Navalny.


Qui la Lega ha votato apertamente contro, ma il fatto ancora più grave è che il M5S si astenuto insieme a Fratelli d’Italia, mentre PD e Forza Italia hanno votato insieme a favore. In questo caso la risoluzione chiama in causa direttamente i governi nazionali, esortati a prendere una posizione chiara e mettere in atto misure restrittive contro la Russia e rafforzando quelle esistenti. L’astensione del M5S è particolarmente grave visto che si tratta del partito che a Roma esprime il ministro degli Esteri. Il governo italiano è l’unico a presentarsi in Europa con una spaccatura così imbarazzante, una disomogeneità presente in maniera altrettanto marcata anche nello schieramento dell’opposizione che si candida a governare. 


L’asse grillo-leghista in Europa

Non è la prima volta che a Bruxelles (o Strasburgo) succedono cose del genere, la russofilia di Lega e M5S risale all’affermazione del movimento e della nuova Lega di Matteo Salvini. Gli europarlamentari leghisti e grillini votarono insieme contro la risoluzione sulla Russia approvata il 12 marzo 2019 a Strasburgo, in cui veniva stabilito che Mosca non poteva più essere considerata un “partner strategico” dall’Unione europea. All’epoca il M5S era al governo con la Lega. Qualche mese dopo (11 ottobre), a Roma la maggioranza di governo era cambiata ma l’asse grillo-leghista tornò a remare nella stessa direzione, bloccando una commissione speciale che avrebbe dovuto fare luce sulle possibili interferenze straniere – in primis quelle della Russia – nelle ultime elezioni europee. All’epoca la Lega era tirata in ballo direttamente per via della vicenda di Gianluca Savoini e l’incontro con i russi al Metropol. L’asse grillo-leghista in Europa non si limita a questioni che riguardano la Russia: il 3 luglio di quest’anno M5S e Lega hanno votato insieme in Commissione economica contro l’atto delegato per inserire le spese sanitarie nei requisiti per il Mes, ma senza riuscire a bloccarlo. 

Russofilia e populismo

La russofilia di Lega e M5S risale agli anni dell’affermazione del movimento e della nuova Lega di Matteo Salvini, e ha prodotto una sottocultura comune a entrambi gli elettorati. Un legame che si è visto bene quando prese forma il governo gialloverde. Quella sintonia – a parole impossibile fino a pochi giorni prima – si costruiva su un profondo e radicato sentimento euroscettico, che vuole l’Italia fuori dall’Ue e dall’euro e che vede nella Russia di Vladimir Putin un baluardo contro le élite euroatlantiche. Dietro a questo storytelling c’è tutta una serie di siti, account social e canali più o meno organizzati che portano avanti una propaganda cara all’elettorato populista. Non sappiamo se il comportamento di ieri sia frutto di chissà quale strategia, o semplicemente dal desiderio mantenere viva “la fede” nella Russia di Putin nel cuore del proprio elettorato. Di sicuro però siamo di fronte ad azioni consapevoli che esprimono una scelta di campo. 

L’inadeguatezza del populismo

Nel caso specifico il comportamento del M5S è sicuramente più grave di quello di Lega e FDI: i grillini sono al governo con il PD e hanno votato la fiducia alla Commissione di Ursula Von der Leyen, si sono presi delle responsabilità di governo e hanno uno dei loro principali esponenti a capo della diplomazia italiana. L’Italia in questo momento non è certo un paese che può raccontarsi come umiliato e offeso dall’Europa. A questo punto la politica italiana deve iniziare seriamente a porsi qualche domanda, sia nel centrodestra che nel centrosinistra. C’è chi pensa di poter domare il populismo, trasformare i suoi esponenti in amministratori responsabili. I fatti però ci rivelano una realtà diversa, lo scontro tra politica e populismo forse è sospeso per il momento, ma tutt’altro che risolto. 

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