Fauci: «Anche chi ha gestito bene rischia una seconda ondata più grave. Spero nel vaccino all’inizio del 2021 anche per l’Italia»

di Giovanni Ruggiero

Il consulente per l’emergenza Covid-19 per la Casa Bianca invita a resistere, rispettando le misure sanitarie, perché si eviti che la seconda ondata invernale sia più grave della precedente

L’immunologo Anthony Fauci si dice «cautamente ottimista» sui tempi di sviluppo di un primo vaccino contro il Coronavirus, ma ben più preoccupato per il «pericolo di una seconda ondata», che c’è sempre anche: «in quei paesi che hanno gestito bene». È un richiamo inevitabile anche all’Italia quello del consulente della Casa Bianca, che in collegamento con Che tempo che fa su Raitre ha ribadito i rischi di un nuovo aumento dei contagi con l’arrivo delle stagioni più fredde e la maggiore frequenza di attività al chiuso: «Si vuole tornare alla normalità – dice Fauci – ma dobbiamo resistere, altrimenti la seconda ondata può essere più grave della prima».


L’invito dell’immunologo, quindi, è al rispetto delle regole che dall’inizio della pandemia un po’ tutti hanno imparato a conoscere: «Il nemico non sono le misure sanitarie, il nemico è il virus». Un principio che in più fasi della gestione della pandemia negli Stati Uniti lo ha portato a frequenti contrasti con il presidente americano Donald Trump. Con lui nel corso del tempo i rapporti si sono inesorabilmente raffreddati: «Gli ho parlato un paio di settimane fa, di solito ci parlavamo più spesso, parlo molto più frequentemente con il vicepresidente, parecchie chiamate alla settimana».


La speranza nel vaccino all’inizio del 2021

L’ottimismo di Fauci è comunque concentrato sullo sviluppo di un vaccino, considerando che negli Stati Uniti quattro su sei vaccini testati sono nell’ultima fase di sperimentazione: «Sono cautamente ottimista sul fato che avremo un vaccino, sicuro ed efficace per gli Usa e per il resto del mondo, inclusa l’Italia, più o meno all’inizio del 2021». Una speranza più che una certezza, perché in questa fase: «non è possibile dare una risposta definitiva» sui tempi di conclusione delle sperimentazioni in corso, ma considerando «il grandissimo numero di persone oggetto di questo studio clinico, saremo in grado di sapere la probabilità dell’efficacia entro novembre-dicembre». Non dimenticando però che, anche una volta arrivati i vaccini, bisognerà continuare: «a ubbidire alle misure sanitarie».

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