Il Nobel per la Pace quest’anno è stato assegnato al World Food Programme «per i suoi sforzi per combattere la fame, per il suo contributo al miglioramento delle condizioni di pace nelle aree colpite da conflitti e per agire come forza trainante negli sforzi per prevenire l’uso della fame come arma di guerra e conflitto». 86,7 milioni di persone assistite in circa 83 Paesi ogni anno, la missione del World Food Programme è quella di un’assistenza alimentare che salvi più vite possibili. La principale organizzazione umanitaria e agenzia delle Nazioni Unite ha sede a Roma e lavora a stretto contatto con la Fao e altre 1.000 organizzazioni non governative nazionali e internazionali, per fornire assistenza alimentare e affrontare le cause principali della fame.
October 9, 2020
La maggior parte degli interventi del WFP si concentrano in Paesi colpiti dai conflitti, «dove il rischio per le popolazioni di essere denutrite è tripla rispetto ai paesi in pace», come spiegano gli organizzatori. Vittime di guerre, conflitti civili, siccità, inondazioni, terremoti, cattivi raccolti e disastri naturali le principali emergenze a cui il programma cerca di dare assistenza. Per un totale di circa 15 miliardi di razioni alimentari distribuite ogni anno. La lista dei candidati al prestigioso premio era lunga e sconosciuta. Un elenco di ben 318 nomi, il quarto numero più alto di sempre, che aveva visto tra i papabili per la vittoria l’attivista svedese Greta Thunberg, già data per favorita lo scorso anno, e l’Oms, a nome di tutti gli operatori sanitari impegnati nella lotta al Coronavirus.
October 9, 2020
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