Usa 2020, dal Covid al clima fino alla relazione con l’Iran: cosa c’è nell’agenda di Joe Biden

Meno morbido di Obama nei confronti dei giganti del tech, ma vicino a Trump nei rapporti con la Cina. Ecco cosa aspettarsi dall’America del nuovo presidente

Già domani, lunedì 9 novembre, il presidente eletto nominerà i 12 membri che faranno parte della task force contro il Coronavirus. La prova che in cima all’agenda del nuovo capo della Casa Bianca c’è la lotta alla pandemia. Ieri, Joe Biden, dopo quattro giorni di scrutini, è stato eletto 46esimo presidente degli Stati Uniti. Trump non ha ancora concesso la vittoria, ma lo staff di Biden è già al lavoro in vista del 20 gennaio, quando avverrà la cerimonia d’insediamento e Donald Trump dovrà lasciare il testimone.


La pandemia

Durante il suo primo discorso alla Nazione da presidente eletto, Biden ha dichiarato che gli elettori vogliono risposte e azioni sul Coronavirus, l’economia, il cambiamento climatico, e il razzismo sistemico. Con gli Stati Uniti che detengono il triste primato di morti da Covid-19, l’amministrazione Biden è pronta a impegnarsi nuovamente con l’Organizzazione mondiale della sanità e lavorare sulla distribuzione, sia a livello domestico che globale, del vaccino, e sviluppare allo stesso tempo dei protocolli per l’uso di mascherine e aiutare ospedale e amministrazioni locali con pacchetti di aiuti economici.


Economia e tech

In ambito tech, persone vicine al neo-eletto presidente sono sicure che il democratico non avrà l’approccio morbido di Barack Obama, scrive Axios. Nei primi 100 giorni non ci saranno grandi sconvolgimenti, considerato anche che il più grande ammontare di donazioni per la sua campagna è arrivato proprio dai giganti della Silicon Valley. Ma, «irritato dalla proliferazione di disinformazione su Facebook – aggiunge Axios – Biden ha già affermato di voler porre fine all’immunità delle piattaforme online dalla responsabilità per il materiale pubblicato dai loro utenti».

Dal punto di vista economico, Biden dovrà scontrarsi con quello che in gergo politico è chiamato gridlock. Ovvero, il partito del presidente eletto non sarà probabilmente lo stesso del Senato, che continuerà a essere a trazione repubblicana. Entro la fine del 2021, secondo le stime dell’Economic Policy Institute, 5,3 milioni di americani perderanno il lavoro se i governi statali e locali non otterranno dei fondi di salvataggio. Ma secondo Mitch McConnell, capo dei repubblicani al Senato, le amministrazioni locali starebbero sfruttando la pandemia solo come scusa per poter essere salvati dalle loro spese eccessive. E – nonostante il legame tra i due, molto discusso nei corridoi del Congresso – è difficile che il falco McConnell possa sostenere un piano di Biden di spesa per le realtà locali in difficoltà.

Cambiamento climatico

L’agenda di Biden sul clima sarà quasi certamente limitata – almeno per il prossimo futuro – su ciò che può perseguire usando i poteri esecutivi, scrive la giornalista di Axios Amy Harder. È improbabile che gli elementi centrali del suo piano sul clima – ovvero assicurarsi 2 milioni di miliardi dollari di spesa in quattro anni e diminuire le emissioni di carbonio nella produzione di energia elettrica in 15 anni – si materializzino senza il controllo democratico del Senato. Anche la rimozione di agevolazioni fiscali di cui gode l’industria petrolifera sembra difficile. Tuttavia, potrebbe emergere un sostegno bipartisan per una maggiore spesa per produrre energia pulita e incentivi fiscali.

Gli Stati Uniti nel mondo

Oltreoceano, Biden, come già anticipato in un suo editoriale sulla Cnn, cercherà da subito di reinstaurare la diplomazia con l’Iran interrotta da Trump e manderà un chiaro messaggio agli alleati europei per una rinnovata collaborazione. Nel rapporto con la Cina, la postura statunitense non si allontanerà di molto da quella Trump. Cambieranno i toni, ma i dazi dovrebbero rimanere in vigore. In politica estera, ha fatto notare Matt Duss, consigliere di Bernie Sanders, «Biden sarà nell’ala conservatrice del partito». I democratici più socialisti e progressisti sono pronti a dare battaglia. E il confronto con i repubblicani al Senato si annuncia teso. La luna di miele di Biden non durerà ancora per molto.

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